1. Blade: giorni diversi


    Data: 22/04/2022, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... Scambio di sguardi tra me e Flux. Poteva essere un’occasione come un grandissimo guaio ma non l’avremmo potuto sapere se non rischiando. In più, allo stato attuale, ogni miglioramento della situazione anche se minimo era benaccetto. Gettai il revolver e Flux buttò la sua arma. Ci facemmo ammanettare. Pensai che, bene o male, almeno non ci avevano ancora sparato. Pensai che forse quegli uomini lavorassero per Melchor e che quella fosse tutta una messinscena ma che ci avrebbe permesso di saltare tutta una serie di vagabondaggi nei vicoli di quell’isola decadente. Pensai che fosse un bene, tutto sommato. Però, appena assicurati ai sedili dell’elicottero, il capitano ci iniettò qualcosa. -Giusto per non correre rischi…-, disse. Le sue ultime parole si distorsero nel nulla che mi strappò alla consapevolezza.
    
    Ripresi conoscenza un indeterminato tempo dopo in una cella dalle pareti in plastica. Flux pareva quasi dormire serena. Quasi. Mi alzai, lentamente. -Figli di puttana…-, sussurrai. Se era Melchor, aveva delle prigioni a prova di fuga. Guardie a ogni angolo… Ma qualcosa non mi quadrava. Poteva anche non essere lui. Potevano essere uomini della Tigre, o di qualche altra organizzazione. Flux sbatté gli occhi un paio di volte, intontita. -Quanto abbiamo dormito?-, chiese. -Minuti, ore… Non lo so.-, dissi, -Quello che so é che da qui non si esce.-. La nera annuì. Poi chiuse gli occhi un istante e li riaprì. Lo rifece e infine imprecò. -Dannazione!-. Nessun bisogno di ...
    ... spiegarsi. Ci avevano sedati e poi ci avevano tolto i poteri. Misura temporanea ma fattibile, l’avevo già usata contro Flux, a suo tempo. Certo, non potevano togliermi gli artigli, ma senza fattore rigenerante, uno scontro era sicuramente una pessima idea. Notai però che la mia ferita alla spalla era stata medicata e così anche quella di Flux. Sicuramente non volevano che morissimo di setticemia, o almeno non volevano che morissimo subito. Il che era un bene. -Ho una fame che non ci vedo.-, dissi. -Silenzio!-, esclamò un soldato. Provocare non serviva, almeno non nell’immediato futuro. Dovevamo aspettare, vedere come cambiavano le cose. Capire a chi eravamo finiti in mano. E cercare di reagire, di sopravvivere, di cambiare le carte in tavola. Soprattutto di sopravvivere. Improvvisamente arrivò il capitano Wuong. L’orientale ci guardava senza la benché minima emozione in volto. Ordinò alle guardie di aprire la cella. Eseguirono e una sezione laterale del muro trasparente scese in basso. Wuong entrò. Avevamo ancora i polsi legati. Agire in una situazione simile era pura follia. -Allora… ho una buona e una cattiva notizia.-, disse. -Parti dalla cattiva.-, dissi io con un ghigno. -La cattiva é che avete ucciso alcuni uomini dell’esercito di Madripoor. La buona é che non abbiamo idea del perché quell’unità si trovasse tanto distante da dove doveva trovarsi.-, disse Wuong. L’esercito di Madripoor… In un istante feci i collegamenti del caso. Eravamo in custodia delle truppe della Tigre… E ...
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