M’s story. Capitolo 1. L’esame
Data: 01/04/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Sesso di Gruppo
Autore: LaraS, Fonte: RaccontiMilu
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Il campanello suonò puntuale; era lei, era schiava M. Mi piace la puntualità in una schiava, di certo ci sono altre priorità ma il non fare aspettare il padrone è certamente un segno di grande rispetto.
Le aprii e, mentre saliva, mi sorpresi al fatto che avevo avuto carta bianca per la sua educazione. Ci eravamo conosciuti su Internet, grazie ad un newsgroup, e dopo un’approfondita analisi virtuale delle nostre tendenze mi aveva svelato che non era lì per volontà propria, ma per una precisa richiesta del suo fidanzato. Luigi, questo era il nome di lui, dopo 3 anni di fidanzamento, le aveva dato una specie di ultimatum: “Il sesso non mi basta, da te vorrei di più, voglio tutto. O accetti di farti educare da qualcuno per diventare schiava, oppure tra noi finisce qua. Se invece accetti, ci sposiamo entro tre mesi”. Lei era carina ma povera, lui bruttino ma di famiglia ricca: non le restava che accettare. M. aveva 19 anni, Luigi 28, come me.
Ci eravamo incontrati di persona tutti e tre, era carina da morire, con un’aria da ragazza tutta “acqua e sapone”, piccolina ma ben fatta, castana chiara, indossava un cappottino che le arrivava fino a metà coscia da cui spuntavano due pregevoli gambe. L’opposto di una Manuela Arcuri, certo: ma un mix esplosivo di innocenza e perfezione fisica, benché in miniatura.
A lui ero andato bene subito; lei aveva detto a testa china che accettava il ricatto del suo ragazzo anche perché, ...
... almeno, ero carino. Ci eravamo accordati per la prima lezione: sarebbe stata mia per un paio d’ore il sabato successivo. Eravamo in settembre, le nozze erano previste per i primi di dicembre: avevo neanche tre mesi per renderla ubbidiente, sarebbe stata dura. Ma era carina e volevo sottometterla o almeno farmela una volta. Accettai con la condizione che il primo incontro sarebbe stato un test: se fossi stato soddisfatto l’avrei comunicato a Luigi per farla tornare ad un’altra lezione, il sabato successivo. Altrimenti finiva lì.
Grazie a quel primo incontro, dove avevamo parlato piuttosto apertamente, c’era già una certa confidenza anche se, entrando in casa, era rossa in viso, visibilmente imbarazzata e teneva gli occhi bassi. Quando le aprii notai che aveva lo stesso cappottino della prima volta, e le sue splendide gambe erano avvolte in calze nere e due stivali neri con il tacco alto. In preda alla vergogna disse solo quello che avevamo concordato perché la volevo consenziente: “Ciao. Sono qua per venire educata”.
“Ciao, benarrivata, accomodati e attendi in sala, in piedi”. Avevo chiuso tutte le finestre e puntato due faretti verso il centro della stanza, per poterla esaminare meglio, mentre io mi misi in ombra.
“Comincio subito insegnandoti la posizione da esposizione, che ti prego di assumere: gambe larghe come le spalle, petto in fuori, mani dietro la schiena” Dopo un momento di esitazione, lei eseguì così potei continuare.
“Ti spiego brevemente le regole, non ...