1. Capitolazioni


    Data: 16/06/2018, Categorie: Etero Autore: Ffransis, Fonte: Annunci69

    ... le sollevai i fianchi. Inclinai il mio cazzo e mi infilai in lei con tutta la rabbia che avevo dentro di me. La parte sana del mio cervello era determinata a cancellare quell'espressione oscena dalla sua faccia.
    
    Quella prima spinta fu così fottutamente buona. Tutto quello che avevo immaginato sarebbe stato. Ferocemente calda, incredibilmente stretta – aveva la fica più arrabbiata in cui fossi mai stato. Era mostruoso, delizioso. Mi spinsi dentro di lei più e più volte, appoggiandomi allo schienale del divano, sollevandola finché il sangue non le arrivò alla testa, dando alla sua pelle pallida un profondo rossore rosato.
    
    I suoi muscoli mi strinsero fino a quando sentii che non sarei mai stato in grado di tirarmi fuori da lei. Sapevo che non sarei durato, ma era il fantasma di un pensiero. Non mi importava. Il mio battito mi rimbombava nelle orecchie, spingendomi avanti, spingendomi a scoparla più forte, più velocemente, finché le mie spinte non corrispondevano al suo ritmo.
    
    All'improvviso la sua schiena si inarcò, i suoi muscoli si irrigidirono ei suoi talloni affondarono nella parte posteriore delle mie cosce. Quello spasmo iniziale fu una porta che si spalancò. Mi immersi nelle profondità del suo orgasmo e venni più forte che mai in vita mia.
    
    La vertigine fu opprimente. Le mie ginocchia quasi cedettero. Sembrava che passassero dei minuti e ancora non riuscivo a smettere di eruttare in quella caverna buia e arrabbiata. E ad ogni scatto, potevo sentire la mia ...
    ... rabbia diminuire.
    
    Quando la mia vista fu schiarita, lei mi stava fissando. Il trionfo era svanito, i suoi lineamenti si erano addolciti. Lei annuì, cercando di riprendere fiato.
    
    "Sì. Questo ha funzionato", annunciò.
    
    Mi tirai fuori, lasciai che i suoi fianchi si lasciassero cadere sul divano e crollai sui cuscini accanto a lei. Non riuscivo a pensare a una sola cosa da dire. Era come se la mia anima fosse piena di cavità aperte e lei le avesse messe lì.
    
    "Ammettilo, è quello che volevi."
    
    La fissai in silenzio.
    
    Si alzò a sedere e raccolse il disordine dei suoi capelli, tirandoli indietro e legandoli con un elastico che era stato al polso per tutto il tempo. "Ammettilo!"
    
    Mai in vita mia mi ero sentito così completamente manipolato. L'odio per me stesso riapparve stabilendosi pesantemente nella bocca del mio stomaco. E non avevo dubbi sul fatto che sapesse esattamente cosa stavo provando. Aveva orchestrato tutto lei.
    
    "Sei come una malattia", dissi infine. "Lo sai?"
    
    Normalmente non era quello che dicevo alle femmine con cui avevo appena fatto sesso, ma le parole caddero dalla bocca prima che potessi afferarle. In ogni modo, il tonfo che fecero, non la turbarono. Estrasse le sigarette dalla borsetta, ne infilò una tra le labbra e si alzò. "Lo so", disse, con un piccolo sbuffo che pensai fosse un ghigno.
    
    Uscì dal mio soggiorno, nuda come il giorno in cui era nata, e si spostò sulla terrazza buia. Pensai che avesse lasciato i suoi vestiti là fuori.
    
    Certo, ...
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