Fattezze rassicuranti
Data: 05/03/2022,
Categorie:
Etero
Trans
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
... con un invito a casa, eppure nel dirtelo ho l’angoscia, la paura, poiché tutta la parte destra del mio corpo freme e ribolle, il mio sguardo scalpita, s’incrocia con il tuo, bellissimo, azzurro come il cielo. Mi sembri un bimbo, mi sei sempre sembrato un malleabile e garbato tenerone da coccolare e da viziare, tu però rovesci argutamente ben presto l’invito annunciandomi:
“Perché invece non vieni tu a casa mia? Così, mi darai una mano per tagliare l’erba del prato, dal momento che sei una bracciante campagnola?”.
“No, smetti di chiamarmi rustica campagnola, smetti subito, hai capito?” – e rido tanto lasciandomi andare, a crepapelle come non facevo da mesi.
A scuola mi chiamavano agreste campagnola, perché io abitavo fuori città e ogni fine settimana, specialmente d’estate, mi trovavo a lavorare nei campi per guadagnare qualche soldo. In conclusione accolgo favorevolmente la proposta, indosso gl’indumenti adatti e lo seguo. Per tutto il viaggio i ricordi s’accumulano e scorrono silenziosi, io seduta in maniera poco osservante delle regole, con le gambe incrociate sul sedile m’accendo una sigaretta e rido smodatamente, i capelli mi scendono sul viso, lui m’osserva, io abbozzo un sorriso d’una malizia accigliata, bieca e persino perfida:
“Sai, sei diventata più avvenente, molto amabile, sei risolutamente più fica?”. Io scuoto la testa annuendo.
“Levami una curiosità? Tu componi ancora melodie?”.
“Sì, di frequente, le canto però al cane, dato che lui le ...
... ascolta volentieri dandomi più completezze e soddisfazioni che con gli esseri umani”.
“Ti capisco”.
“Se vuoi, ti regalo volentieri una cassetta”.
“Devo scodinzolare?”.
“No, però è sufficiente che non fai la pipì sul sedile”. E ridiamo illimitatamente e sonoramente a non finire.
“Certo, che tu sei sempre fuori di testa” – dico io.
“Già, hai ragione, hai visto come sono diventata? Poi invecchiando m’inasprisco e peggioro”.
Io sono euforica, gioconda, ottimista e sfavillante, appena arriviamo vicino a una casa di campagna malmessa, sento spegnersi il motore e in quell’attimo mi preoccupo.
“Abiti qui?” – chiedo io disorientata e per di più perplessa. Lui annuisce con un gesto di scuse, poi m’indica il prato.
“No, tu sei realmente ammattito. Io pensavo che fosse un prato di qualche casa a schiera o cose simili, qualche metro quadro, ma questo è un campo intero da falciare” – gli dico io impensierita.
“Beh, va bene, dai, per te che cosa vuoi che sia. Che razza di campagnola sei”.
Io immagino che lui mi prenda in giro, almeno lo spero, per precauzione lo guardo sottecchi e faccio di no con la testa, come dire non se ne parla nemmeno.
“Non è ancora giunto il tempo, in effetti, per quanto io ricordi, manca ancora qualche settimana per il primo taglio” – gli annuncio io cultrice, esperta e intenditrice della materia.
“Va bene, allora ti fermerai qua per mangiare?”.
“Ecco, così va già meglio, questo qua è un argomento che mi piace, quello sì che ...