Estate indimenticabile
Data: 09/02/2022,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
E’ stata veramente incantevole, meravigliosa, stupenda e di spicco, quella bella stagione del lontano anno 1999. Saranno stati i diciannove anni? Sarà stato per il fatto che era la prima volta che andavo via di casa? Chissà, che cosa sarà stato veramente, perché verso la meta del mese di giugno partii confortato, entusiasta e speranzoso per svolgere il mio primo lavoro in qualità di cameriere stagionale in una gelateria-snack bar al mare. Da solo, senz’intralci, fra il mio primo lavoro e attorno a me la totale libertà, l’incondizionata indipendenza, giacché mi sentivo esuberante ed euforico, mi presagivo già grande, mi sentivo veramente qualcuno, captavo d’essere diventato maturo.
Io lavoravo in quell’occasione assieme al titolare e a quattro ragazzi suppergiù d’una decina d’anni più grandi di me, talvolta servivo conformemente ai tavoli quando capitava per necessità. Addetta in maniera fissa al banco del gelato invece c’era lei, Concetta, attraente, desiderabile e gradevole, stupenda mora dai lineamenti mediterranei, i trent’anni compiuti da poco con i capelli sempre legati in stile coda di cavallo, costantemente cordiale e gentile, però al tempo stesso molto riservata e taciturna. Lei non concedeva né permetteva confidenza e familiarità a nessuno, a dispetto delle continue attenzioni, che pur impacciato e ingenuo oltre misura qual ero m’accorgevo che le rivolgevano quasi tutti gli avventori. Per quell’insolita forma di timidezza il suo viso s’avvampava ...
... istantaneamente per ogni minimo complimento e per ogni velato tentativo d’approccio, infine se la corte si faceva insistente e invadente, allora lei si rifugiava sul retro in attesa di chi l’assillava s’allontanasse.
In quella circostanza, essendo io il più piccolo, ero un po’ il bersaglio preferito e un po’ il portafortuna preposto degli scherzi e delle battute benevoli, talvolta però irritanti e provocatorie dei miei compagni di lavoro, in ogni caso queste ultime non m’infastidivano né m’urtavano più di tanto, tranne quando s’aggregava pure lui, il marito di Concetta per la precisione. Lui arrivava il sabato, non ricordo da dove e rimaneva fino al tardo pomeriggio inoltrato della domenica. Nel frattempo aveva fatto amicizia con gli altri ragazzi del bar e forse per questo si sentiva autorizzato, giustificato e motivato nel trattarmi come loro, io però non lo sopportavo proprio. Non c’era una ragione precisa, non so che cosa fosse, non c’era un motivo apparente, forse non lo reputavo né lo ritenevo un compagno di lavoro, giacché i suoi scherzi quindi mi contrariavano indisponendomi e rendendomi furioso. Concetta di quest’atteggiamento se n’era accorta e quando poteva m’affiancava difendendomi timidamente, io le ero molto grato per questo.
Noi tutti del personale, alloggiavamo sia il titolare che i dipendenti in varie camerette collocate sul retro del fabbricato, in quanto tutti i vani s’affacciavano su d’un ballatoio esterno ed erano anche comunicanti fra di loro con le porte che ...