Vecchio puttanone tunisino
Data: 07/02/2022,
Categorie:
Maturo
Autore: datteroblu, Fonte: xHamster
... che li serviva. Mi avvicinai e mi offrirono la mia tazzina, fu allora che mi accorsi della scollatura e del seno della signora. Mastodontico, pesante. Anche il mio pene sembrò accorgersene. Era una signora credo sessantenne, con tratti e atteggiamenti molto volgari, bassa, grossa, ma non obesa, aveva un culo potente e camminava come una papera su delle ciabatte deformi, non era gentile, anzi, aveva uno sguardo severo, e faceva pesare quel caffè come qualcosa di assolutamente non dovuto. Compresi che era lo moglie del vecchio e pensai che probabilmente esercitava e sicuramente in passato aveva esercitato. Per i miei amici era probabilmente una vecchia ripugnante, ma non sapevo il motivo a me quella vacca mi attizzava. Al mio secondo sguardo impacciato, rispose severa: “Che c’è, ti piacciono le mie tette?”. Abbassai lo sguardo, per fortuna i ragazzi sembrava non avessero sentito.
Quando mi alzai per pagare il conto della mia misera scopata, il protettore, che non era scemo si era accorto dei miei sguardi, bisbigliò “Ti piacciono le vecchie con le minne grandi?”. Fece e mimò il robusto davanzale. Io dovetti inghiottire. “Mia moglie non fa la puttana da tempo, ma per un bel giovanotto si può fare una eccezione”. Mi diede il resto e aggiunse: “Ti aspettiamo”.
Il freddo della sera non placò la mia concitata eccitazione. Ero con i ragazzi che mi chiedevano come era andata e io rispondevo, ridevo, ma pensavo alle tette e al culo della vecchia baldracca, alla possibilità che ...
... mi si era schiusa di farmi una scopata come veramente desideravo.
Ci pensai per giorni, mi masturbai al solo pensiero di farlo. Feci passare una settimana cercando di placare il desiderio. Poi un mattina, tornando da lezione, la incontrai per strada, aveva una borsa della spesa, mi vide, si accorse del mio sguardo e fece una smorfia che voleva essere un sorriso, mi indicò la borsa e disse “Aiutami a portarla”. Ero un ragazzo gentile e lo feci, ma camminare al fianco di quel puttanone mi imbarazzava non poco. Temevo di incontrare qualche mio collega o conoscente. Arrivammo alla casa della donna, nello stesso isolato del bordello, a un paio di numeri civici di distanza. Ero contento di avere evitato incontri e volevo quasi fuggire, ma la vecchia aprì il portone e mi ordinò: “Sali e poggia tutto sul tavolo”. Dopo una breve scala c’era un corridoio e una stanza con un cucinotto, poggiai la spesa sul e lei passandomi accanto mi chiese: ”Vuoi un caffè?”.
Ringraziai e scossi la testa, aggiunsi che dovevo andare. “Sei timido, e non sei più venuto a trovarci”, disse la zoccola. Sentivo la sua presenza, il suo corpo e quello sguardo volgare penetrante che mi squadrava. Mi giustificai dicendo: ”Devo studiare”. “Troppo studio fa male…” rispose immediatamente. Lentamente si alzò un lembo del maglione e scoprì la panza e il reggiseno che teneva sù tettone di tutto rispetto. Ero ammaliato e ipnotizzato. Il cuore mi batteva. La vacca tirò fuori dalla coppa un intero seno con un bel ...