1. Il prezzo della sottomissione (parte 4)


    Data: 07/06/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Kugher, Fonte: EroticiRacconti

    L’altalena compì la forte discesa quando, appena entrati in casa, le ordinò di spogliarsi in fretta.
    
    La ridusse in ginocchio tirandola verso il basso dopo averla presa per i capelli, che utilizzò quale guinzaglio per farsi seguire, a 4 zampe, fino alla poltrona.
    
    Ancora vestito, le ordinò di slacciargli i pantaloni e di prenderlo in bocca.
    
    Niccolò aveva in mano la rosa, quella che, come aveva detto, sarebbe stata il simbolo della serata.
    
    Così fu, invisibile filo che univa tutti gli aspetti di quanto vissuto e ancora da vivere in quelle ore.
    
    Le appoggiò il fiore sulla schiena avendo cura di mettere l’unica spina a contatto con la pelle. La premette in modo da farla entrare nella carne e ancorarla alla donna. Così facendo lei avrebbe potuto muoversi per dargli piacere ma la rosa sarebbe rimasta sulla sua schiena.
    
    Bellezza e dolore.
    
    Quella rosa la rappresentava, come aveva detto lui, qualche ora addietro.
    
    Simona accennò una ribellione, anche perché non si aspettava quel gesto e la spina le faceva male.
    
    La afferrò per i capelli e, con fermezza e l’autorità tipica del Padrone, senza dirle niente, le diresse nuovamente la bocca sul suo pene duro.
    
    La tenne giù e mollò la presa solo quando ebbe la certezza che lo avrebbe soddisfatto, avendo abbandonato ogni ribellione.
    
    Questa cosa lo eccitò, perchè gli stava disegnando la sottomissione di quella giovane donna.
    
    A mente fredda Simona capì il “simbolo di quella serata”. Le aveva fatto staccare tutte ...
    ... le spine tranne una, non per il timore di farsi male, ma per farle capire che era lei a consegnare a lui sé stessa e la sua appartenenza.
    
    Sensazioni contrastanti e forti.
    
    Il dolore ma anche l’eccitazione, sia per la novità della cosa sia per l’atto sessuale sottomesso.
    
    Quando Niccolò fu soddisfatto della durezza del suo pene, la fece girare e, lasciandola a 4 zampe, la montò come una cagna, pensando al proprio piacere e non a quello della donna.
    
    La stava educando. Stava tracciando un confine e dettando, anzi, imponendo, le regole del “gioco”: decideva lui se, come e quando, per il proprio piacere.
    
    Questo la fece sentire usata, un oggetto, una schiava e la cosa la eccitò.
    
    Le godette dentro, prendendo definitivamente possesso del suo nuovo giocattolino.
    
    Il coinvolgimento dell’anima non c’era nemmeno tra schiava e Padrone. Ciascuno era eccitato per sé stesso e non per la ricerca di una complicità.
    
    Solo anni Giorgio e Simona avrebbero capito le parole dei loro amici, quelli che li avevano introdotti alla ricerca del “terzo”, quando dissero che quel “gioco” avrebbe potuto funzionare solo se ci fosse stata complicità, non per farla nascere.
    
    Dopo aver goduto lei non serviva più, così Niccolò la mandò via, come un oggetto che non serve più.
    
    La gelò quando lei cercò di prendere le mutandine.
    
    “Ma così sporco il vestito”.
    
    Lui la guardò severo e lei si stupì nel sentirsi chiedere scusa abbassando il capo.
    
    Questa cosa, anche se non le diede modo di ...
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