La Caduta. Atto tredicesimo. Della Battaglia di Agripatus.
Data: 06/12/2021,
Categorie:
Racconti Erotici,
Etero
Lesbo
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... tradizione del Kelreas. L’arco era un composito ultraleggero, capace di scagliare frecce sino a duecento metri di distanza con una forza di poco inferiore a quella di un proiettile. La spada invece… La guardò. Eccola la sua lama: dritta, un gladio stupendo a vedersi. Il Gladio. L’arma iconica dei regnanti di Roma. In acciaio damascato, battuto venti volte dai migliori fabbri, dal piatto inciso con immagini della Caduta di Licanes, e della Fondazione. Quello dell’Imperatrix che era e che si sapeva sarebbe divenuta. Quel gladio che era simbolo di tutto ciò che di giusto era rimasto nell’Impero. Ma lo era? L’Impero era ancora degno di dirsi giusto? No. Non dopo Septimo. A ben pensarci, neppure lei era pura. Se fosse stato così, non si sarebbe ribellata, avrebbe accettato il suo posto, e non avrebbe conteso a Septimo, suo fratello!, il Trono. Ma l’orgoglio, il dannato orgoglio che da sempre la accompagnava non l’aveva permesso. L’altra lama era aliena, e cara. Era il Tantō di Socrax. L’arma di un uomo che Aristarda aveva stimato e apprezzato come nessun altro mai. Un maestro, un esempio. E un guerriero, anche se nessuno, neppure lei, l’avrebbe mai detto. Lo prese. Era leggero. Se lo assicurò alla schiena, legandolo alla faretra prima di metterla a tracolla. Sopra di essi, agganciato alle spalle della Lorica, dispose il manto di porpora imperiale. Assicurò alla cintola il Gladio. Era pronta. Ilthea entrò. La guardò. Annuì. E Aristarda sorrise. Mise l’elmo. -Sono il vostro scudo ...
... e il vostro braccio, mia signora.-, disse Ilthea. L’Imperatrix annuì alla formula rituale e uscì con lei. Era tempo d’imbarcarsi.
Ostracio Nivero, saldamente al comando della flotta lealista, osservava il mare. Sapeva che le sue navi avevano la superiorità numerica, doveva solo spezzare il morale di Aristarda e dei suoi. E, per far sì che non ci fossero fuggitivi, che quella battaglia fosse vittoria totale, aveva ordinato alle navi più piccole di chiudere l’Istmo di Agapore, bloccando l’accesso agli stretti circostanti e costringendo la flotta nemica a scontrarsi in mare aperto. In disperata inferiorità numerica e contro navi molto più potenti. Aveva saputo da una spia che Aristarda stessa sarebbe stata presente. Era l’occasione di chiudere i conti. Tutti. Poi la Stirpe avrebbe regnato. Si assicurò che i suoi uomini fossero pronti. Erano tutti leali alla Stirpe e alla sua missione, sia che ne fossero a conoscenza, sia che lo ignorassero. Ostracio non era nuovo alle battaglie campali. Fu presente come milite di marina durante la sconfitta della Flotta Pirata Cilicia e non poteva dire di ricordare momento più glorioso. Ma la sconfitta di Aristarda avrebbe certamente potuto rivaleggiare con quel giorno.
Il mare era solcato dagli scafi. Navi principali, rapide corvette che scivolavano su scafi di polimeri, trasporti truppe e le più rapide imbarcazioni in legno. Aristarda inspirò l’aria di salsedine, chiudendo il passato nella sua mente e concentrandosi sul presente. Sotto ...