La Caduta. Atto tredicesimo. Della Battaglia di Agripatus.
Data: 06/12/2021,
Categorie:
Racconti Erotici,
Etero
Lesbo
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... lineamenti più belli che mai, fiera come una leonessa. -Serena Prima manda i suoi saluti.-, disse sprezzante. -Serena Prima!-, esclamò Calus. Voltò le spalle alla donna ammanettata e guardò distante. -A tanto arriva il suo odio?-, chiese a nessuno in particolare. -Mio signore. Di lei cosa facciamo?-, chiese Variato. -Sia uccisa. Senza indugio né cerimonie funebri, come spetta agli assassini.-, decretò Calus. -Ottimo lavoro, Variato. Ora so che posso fidarmi di te.-, aggiunse. -Grazie, mio signore.-, disse lui composto e fiero. Poche ore dopo, Calus assistette alla morte di Delsia Armisa Peonia. La donna morì sprezzante, uccisa per decapitazione come previsto dalle leggi di Licanes. Nel vederla morire, Amsio Calus ricordò la profezia di Eria, dettagli nel Tempio della Dea del Kelreas. “Più forte del Re, il vino. Più del vino, una donna, ma su tutti trionfa la verità”. La verità qual’era? Se lo chiese. Ma non trovò risposta e preferì concentrarsi sull’organizzare il viaggio che l’avrebbe portato ad assistere al trionfo della sua flotta.
Variato Antiparo aveva amato Delsia Peonia sin dal primo giorno. Il suo era stato un amore silenzioso, un tormento immane consumato nel più assoluto riserbo e senza la benché minima espressione al di fuori di piccoli gesti gentili. Quando Delsia aveva ucciso Septimo, l’aveva aiutata a fuggire. Ma ora… Ora Delsia Peonia era morta. Uccisa da lui, per compiere una missione terribile e indispensabile. Un sacrificio inconcepibile ai più che lui ...
... aveva tuttavia accettato di fare. Eppure, sentiva che quel vuoto, il vuoto che quella morte aveva spalancato dentro di lui non si sarebbe mai più riempito. Una parte di Variato era morta con Delsia. Forse, la parte migliore, più umana. A quel punto, per lui restava solo il dovere. Il ferreo, assoluto, dovere.
Aristarda osservava la flotta. Era notte fonda. Ilthea, accanto a lei, semplicemente attendeva che l’Imperatrix rientrasse a coricarsi, ma la donna pareva immersa in elucubrazioni che la inchiodavano sul posto, insensibile finanche alla stanchezza. Il silenzio pareva una cappa di piombo che avvolgeva le due donne. -Non posso restare qui.-, disse Aristarda. -Mia signora?-, chiese Ilthea. Che significava? -Coloro che mi seguono vivono e combattono, uccidono e muoiono per me. Penso sia ora di fare lo stesso. Dai l’ordine che io stessa parteciperò allo scontro.-, disse. -Mia signora! No… Voi…-, Ilthea si fermò. Non si confaceva a una guardia parlar così alla sua sovrana, ma doveva. Doveva! -Mia signora, potreste morire!-, esclamò Ilthea. Aristarda la fissò negli occhi, i suoi parevano tizzoni brucianti, avvolti da una fiamma eterea di rabbia e vendetta. -Tutti muoiono, mia giovane Ilthea. Tutti. Giovani o vecchi, uomini o donne, deboli o forti, liberi o servi, potenti o meno. Pensi forse che Yneas, il Dio dei Morti, mi risparmierà per la mia porpora? Pensi forse che esiterà a recidere il filo della mia vita?-, chiese. -Ed è per questo che non potete andare. Ogni uomo o ...