Tortura cinese - cap. 2: "gocce"
Data: 03/12/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: quiora, Fonte: Annunci69
... finestra.”
“Per forza! Non potevo mica aspettare i vostri comodi tutta notte!”
Le avevo chiesto di fare un pompino al marito e di mostrarsi alla finestra con la bocca piena di seme.
Giusto per assegnarle un compito che mi desse intrigo mentale; non sono il tipo di master che affibbia i compiti più scontati, tipo tenersi dentro un plug h24 o un vibratore col telecomando.
“Siamo alle solite…dovrò punirti in modo ancora più severo del solito!”
Mi sfilai lentamente la cintura.
Si appoggiò alla scrivania, preparandosi ad essere battuta. Ma io le passai la cintura al collo, a mo’ di guinzaglio.
“Precedimi!”
Uscì dallo studio, ancheggiando lentamente a piccoli passi, ed entrò in camera.
La palpai tra le natiche, avvertii che era ancora umida dal clistere, qualche goccia le sfuggiva e le colava lungo le cosce. Questa conferma che avesse ubbidito al mio volere mi fece eccitare terribilmente. Pensai che anche questa preparazione avrei potuto seguirla, anzi effettuarla, personalmente.
Le tolsi il guinzaglio e la feci distendere prona sul letto, con le braccia lungo i fianchi e un cuscino sotto la pancia, in modo da far risaltare ancor di più quello splendore di natura che era il suo culo rotondo e sodo.
Mi ero procurato un cordino di cuoio di un paio di metri. Ripiegato in quattro parti, diventava uno scudiscio molto efficace. Le sferzai le natiche, a piccoli colpi molto mirati, avvicinandomi mano a mano sempre più al centro. Le feci divaricare le ...
... gambe il più possibile e gli ultimi colpi furono rivolti alla vulva, che grondava già copiosa la sua secrezione. Temetti che squirtasse. Ma non le sfuggì altro che qualche gemito.
Accesi la candela da massaggi e la lasciai scaldare ben bene per sciogliere l’olio, intanto le passavo il contenitore della candela sopra le natiche arrossate, per quanto non fosse freddo le donava ugualmente refrigerio, la sentivo rabbrividire. Iniziai a farle cadere le gocce bollenti lungo la schiena, prima dal collo poi giù giù sempre più copiose, mentre lei si contraeva e gemeva ma sforzandosi di restare ferma nella posizione di sottomissione in cui si trovava. Riversai l’ultimo contenuto di caldo liquido nel solco tra le natiche, da dove colò giù fino alla vagina; un ruscello che la fece inarcare ancor di più la schiena ed emettere finalmente un urlo non più trattenibile, ma era un urlo liberatorio, non di dolore ma di piacere; d’altronde l’olio era caldo sì, ma non ustionante.
Raccolsi il liquido ed iniziai a spanderlo massaggiandola, sia sulle natiche già infuocate che verso le parti più intime, infilandone in quel forellino che si era appena così accuratamente ripulita in ossequio ai miei voleri.
Sentendola sempre più ansimare e dimenare sotto le mie mani, non resistetti oltre. Mi denudai e le salii sopra, entrando come nel burro nel suo sfintere caldissimo e dilatato. Per qualche momento restai col corpo immobile disteso sopra di lei, contraendo i muscoli le facevo sentire il pene ...