1. "visita a parigi_ah, putain!"


    Data: 25/10/2021, Categorie: Etero Autore: Raymond_Oire, Fonte: Annunci69

    Raymond Oire
    
    “Visita a Parigi: «Ah, putain!»”
    
    Salii le scale; bussai alla porta; controllai l’indirizzo; era giusto. Silenzio. Bussai ancora, più forte. Samu venne ad aprirmi in mutande Intimissimi viola; oscene. Vidi un paio di tette passare da una stanza a un’altra.
    
    «Cazzo! Raimondo!» strillò Samu. «Che cazzo ci fai qua?» e mi abbracciò violentemente, stringendosi a me, con quelle sudaticce mutande viola.
    
    «Cazzo, ma quant’è che non ci vedevamo è?» continuò Samu.
    
    «Ti ho detto che venivo, t’ho chiamato ieri.» dissi io.
    
    «Cazzo sì, me n’ero scordato.» fece lui.
    
    Poi mi fece entrare: «Vieni dentro dai, Bett!» strillò alla ragazza, «è venuto un mio vecchio amico dei tempi di Firenze, questa è la sua prima sera a Parigi, è obbligatorio che lo porti fuori e gli trovi una ragazza.»
    
    «Va bene!» strillò di rimando lei da un’altra stanza. Ci voltammo, «finisco di vestirmi e andiamo!»
    
    Samu mi guardò, scosse la testa e sorrise; poi urlò ancora, con la mano attaccata alla bocca: «No baby, non hai capito, dobbiamo uscire da soli, devo mostrargli la città, ricordare i vecchi tempi, parlare di cose da uomini!»
    
    Bett non rispose. Samu aspettò. Poi s’infilò le prime cose che gli capitarono a tiro e mi fissò. «Vieni, andiamocene.» disse scortandomi fuori.
    
    Samu era un grandissimo figlio di puttana con le ragazze, ma quelle gli volevano bene, anch’io gliene volevo.
    
    Camminammo in lungo e in largo per Parigi, raccontandoci le nostre vite, ridendo tanto, come due ...
    ... comuni amici venticinquenni che si ritrovano dopo un certo lasso di tempo. Poi iniziammo a smarcarci dalla folla, passando per punti sconosciuti, caffè bohémien e locali strani. Per cena eravamo dietro Saint Germain, a bussare allegri a un portone ovale. Dopo un po’, finalmente, ci aprì una mulatta alta e brutta quanto due rampe di scale.
    
    «Samuel!» fece lei.
    
    «Merda.» feci io.
    
    Baci, abbracci, presentazioni. Altre due rampe di scale; ripetizioni.
    
    Le amiche di Samu erano tre: una bassina di giuste misure, la mulatta di cui non serve parlare, e una di Arles, sciocca e scotta come la pasta che c’era da mangiare.
    
    Dieci minuti dopo, Samu era di la a farsi la piccoletta, lasciandomi lì, a girarmi i pollici sul divano, senza sapere più che fare. Aspettai un po’. Un altro po’. Niente.
    
    La conversazione era così debole che la mulatta si mise a lavare i piatti e poi sparì a sentire la musica; si chiuse in camera. Rimanemmo io e quella in carne; mi si accostò sul divano, parlando nel suo francese, facendomi gli occhi dolci, mi venne più vicino. Che a guardarla bene, di viso era proprio carina. Certo, aveva il morso parecchio pronunciato, denti grossi e all’infuori e rideva continuamente, mostrandomeli sempre, fino alle gengive, ma, vi dirò, che fossi sbronzo, ma pure quei denti dopo un po’ di colloquio a due mi piacevano, mi parevano particolari. Sì, da vicino non era niente male, aveva fatto bene ad avvicinarsi, da lì, non notavo più il suo culone! Davvero enorme! Uno dei ...
«1234»