Alta marea
Data: 27/05/2018,
Categorie:
Etero
Autore: francoforte, Fonte: RaccontiMilu
... bisogno di una doccia – – Ma certo, tra mezz’ora saremo a casa e potrai lavarti e cambiarti. Sono felice tu sia qui – – Anche io Tito. Sono in difficoltà – – Cosa succede? Ti ascolto – – Penserai che sono venuta per farti carico dei miei problemi – – No, penserò che sei venuta perché volevi un orecchio attento che ascoltasse ed un amico sincero che ti suggerisse – – Sei sempre stato così caro e sincero con me. Grazie – – È solo un modo per portarti a letto – disse sorridendo. Si tolse gli occhiali alla Audrey Hepburn che nascondevano il taglio esotico dei suoi occhi e lo guardò, a quel punto lui sentì qualcosa indurirsi all’altezza del cavallo dei pantaloni. Risero entrambi, gli piaceva la sua risata, autentica e genuina e gli piaceva il suo sguardo: malizioso, primitivo, laido ma puro. – Ho chiesto la separazione – – Decisione definitiva? – – Si, l’ho maturata dopo l’ultima storia, è stata qualcosa di più di un semplice diversivo ma lui l’ha scoperto o forse ho fatto in modo che lo facesse, perché non sopportavo più i sotterfugi, le bugie, i ritardi – – Ci scopi ancora? – – È accaduto un paio di volte, lui continuava a cercarmi ed ho ceduto…lo so, ho fatto una cazzata, non aiuta nessuno dei due. L’ultima volta qualche sera fa, mi ha fottuta come fossi una puttana, me l’ha gridato nelle orecchie, non è la sua natura ma ho sentito tanta rabbia – disse carezzandogli la gamba fino alla patta, dove l’uccello aveva preso a muoversi ascoltando le sue parole. Quella donna aveva ...
... due volti: uno delicato, sensibile, dolce e fragile, ispiratore di attenzioni, l’altro, osceno, senza regole né limiti, capace di scendere negli oscuri pozzi della perdizione. A Tito piacevano entrambi. Jo gli aveva confidato come avesse dovuto lottare con se stessa per cercare di armonizzare questi due aspetti, emersi dalla propria personalità solo da qualche anno, gestiti attraverso la consapevolezza della propria femminilità. Giunti alla villa, lo trascinò in camera da letto, in pochi attimi era già nuda, il suo viso delicato grugniva mordendosi il labbro inferiore, mentre una vena si gonfiava al centro della fronte. Lui sapeva cosa significava.
LUI: Presi delle corde di nylon arancione dall’armadio, la feci sdraiare sul letto e assicurai i polsi alla testiera del letto giapponese, spalancai le gambe fissandole ai piedi che sorreggevano la struttura. Completamente nuda, la fica aperta che colava, le infilai tre dita dentro, mentre col pollice scappucciavo il clitoride, gemeva rumorosamente. Da un cassetto della scrivania presi tre mollette da cartoleria, due le pinzai ai capezzoli già duri e l’altra proprio sul bottone ormai arrossato e gonfio, uno grido lacerò il languido silenzio del primo pomeriggio. – Mi piace vedere come soffri nel non poterti toccare – – Sei un maledetto stronzo, intellettuale del cazzo! – mi gridò rabbiosa ed eccitata. – So che il fuoco che hai tra le gambe ti sta consumando, ma io voglio che ti bruci totalmente – – Scopami pezzo di merda, fottimi ...