Sedotto da mia suocera matura 2
Data: 03/09/2021,
Categorie:
Etero
Autore: edipo46, Fonte: Annunci69
... inesorabilmente mi avvicinavo, a lei che ora, in ginocchio, il viso all’altezza del mio pacco rigonfio, non pareva avere occhi che per lui…
Continuavo ad avanzare, lentamente, ora la sua bocca era a solo pochi centimetri, cosa potevo fare? Non feci niente, fece tutto lei: finalmente, sempre sorridendo, con gesto che anelavo da tempo, allungava la mano dalle unghie adunche, dritta dentro la fessa dei pantaloni, a ghermire il palo caldo tra le mie gambe, estraendolo, quasi strappandolo dai miei indumenti. Un balzo e gli fu addosso, d’un colpo lo infilò nella vorace bocca, che rumorosamente prese a lavorare di lingua e di labbra, strappandomi un gemito, che entrambi tememmo potesse svegliare la moglie e figlia (rispettivamente), tant’è che senza smettere nemmeno un istante di spompinarmi, mi rivolse uno sguardo assai severo.
Io ero in estasi, incredulo ancora di ciò che stava accedendo: sesso con la suocera, sesso sfrenato senza limiti, la troia matura, la madre di mia moglie, a casa mia, che mi succhiava assatanata l’uccello, mentre sua figlia, mia moglie, dormiva ignara al piano di sopra. Credevo di sognare. Ansimavo, guardandola estasiato, mentre le sue labbra e la sua lingua scorrevano lungo la mia asta turgida, strappandomi altri gemiti di piacere e desiderio.
“Cosa vuoi, cosa desideri?” mi sussurrò, roca, sfilando per un attimo la carne dalla bocca.
Si rivoltò sul pavimento, sulla schiena, ripiegò le gambe e allungò i piedi verso il mio ventre, mentre la ...
... vestaglia le si apriva sul davanti. Sembrò ripensarci, poggiò i piedi a terra, fece per alzarsi, mentre io la guardavo con desiderio. Tolse la vestaglia, sfilò la camicia da notte, restò nuda dinnanzi a me. Infine raccolse la vestaglia e la reinfilò. Sorridendomi fece qualche passo, ancheggiando su quei tacchi, si portò presso il tavolo di cristallo dove ogni mattina, con mia moglie facciamo colazione, e vi issò a sedere, le gambe penzoloni, i piedi che facevano un meraviglioso dangling con le ciabattine di pelo rosa. Distese un braccio verso di me allungò l’indice inanellato con segno di imperio, mi impose di inginocchiarmi di fronte a lei. Io obbedivo in estasi.
Allungò i piedi calzati a cingere la mia asta, e cominciò un lento massaggio. Io ansimavo, rantolavo, godevo senza ritegno. Se alzavo lo sguardo, di fronte a me, all’altezza dei miei vedevo la cosce divaricate, e in mezzo la sua grande spacca dilatata dal desiderio, il sugo che colava imbrattando il cristallo del tavolo da colazione. E sopra il cespuglio argenteo il ventre dalla pelle cadente che ansimava al ritmo del suo desiderio. E ancora più in alto il volto della dea del sesso, stravolto dal desiderio di me, del suo genero, della mai carne ardente.
Ma in realtà mi era quasi impossibile distogliere lo sguardo dal basso, da ciò che vedevo tra le mie gambe: dove un palo rigonfio, la pelle tesa allo spasimo, solcata da grosse vene bluastre, sobbalzava, come dotato di vita propria, tra il sapiente strofinio di due ...