1. Transinferno


    Data: 11/07/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Autore: UnoSguardonelBuiodellaNotte, Fonte: RaccontiMilu

    ... porta dietro di sé lasciandomi solo. Mi sentii davvero una merda.
    
    Arrivò il giorno della partenza. Ero disperato. Cassio mi aveva lasciato in gabbia per giorni costringendomi a succhiargli cazzo, palle e culo, qualche volta anche i piedi. Stavo scoppiando, non ne potevo più. Ero diventato, se possibile, ancora più zerbino. E mi piaceva. Sembrava che la gabbietta avesse riacceso la passione di Cassio per me. Mi mostrava ingabbiato alle amiche e ai clienti. Lei non mi inculava più ma i suoi clienti sì. Negli ultimi tempi era diventato comune dar loro il mio culo mentre Cassio intascava i soldi. Almeno, dopo che fosse partita, quei soldi li avrei presi io. Anche Juanita e Maria mi videro con la cintura. Juanita se ne fregò fintanto che potevo usare la bocca su di lei e i suoi fidanzati oltre che il culo, anzi ne era blandamente felice. Maria quasi non ci fece caso, ordinandomi solo di portarla al centro commerciale mentre si lamentava degli uomini che frequentava e che, a quanto diceva lei, volevano solo scoparla mentre lei voleva formare una vera famiglia. Anche Dany, ovviamente, la vide. Mi derise a lungo ma la situazione con Sergio andava sempre peggio e non aveva troppa voglia di scherzare. In breve, in poco tempo, quella gabbia divenne normale. Fortunatamente riuscivo a godere mentre i clienti di Cassio mi penetravano, altrimenti sarei impazzito. Il giorno della partenza mi costrinse ad accompagnarla di nuovo all’aeroporto in taxi ma stavolta non mi umiliò. Anzi fu ...
    ... fredda, silenziosa e distante. Cercai di farla ridere ma non c’era verso: io l’amavo mentre per lei ero solo un giocattolo da usare per noi o da sfruttare, magari per evitare la solitudine che la vita da prostituta-trans la costringeva a fare. Ci salutammo freddamente con un bacio sulla guancia, quindi lei strinse con la mano il mio pacco imprigionato e se ne andò. Tornai mesto a casa. Non sapevo neppure quanto sarei rimasto solo. Le mandai un messaggio al numero straniero ma non mi rispose mai. Come non mi rispose alle mail. In quel momento dovevo scegliere: seguire i suoi ordini e stare tanti mesi con quell’aggeggio montato sul cazzo, oppure trovare il modo di rompere il lucchetto e disubbidirle. Il lucchettino era numerato, non sapevo se avesse appuntato il numero, ma avrei davvero rischiato? Ero sicuro che, se mi avesse trovato senza mi avrebbe riempito di botte ma, poi, un dubbio ancora più atroce mi percorse: e se, una volta tornata, mi avesse trovato senza e non le fosse importato nulla? Quale sarebbe stata la cosa peggiore? Preferivo davvero le botte all’indifferenza? Quel giorno rimasi senza far niente ma dal giorno dopo avrei dovuto ricominciare a lavorare in proprio. Almeno il mio culo avrebbe fruttato qualcosa. Ormai ero abituato a prendere cazzi dentro e il mio lavoro era diventato ufficialmente quello. Solo che prenderli senza Cassio che mi guardava e che adoravo era un po’ deprimente. Dormii presto e sognai Cassio, la sognai tutta la notte. La cintura mi fece ...
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