La mostra d'arte
Data: 08/04/2021,
Categorie:
Esibizionismo
Autore: Margie, Fonte: EroticiRacconti
La chiazza larga che c'è su questo lenzuolo è uscita, in parte, stanotte da te. Quella che invece sta poco lontano è tutta roba mia. Le ammiro. Ti sei lavato, dopo che quel mio movimento inconsulto ti ha spinto fuori da me proprio nel momento in cui trattenerti non ti è stato più possibile. Era tutto destinato a invadermi il secondo canale, invece s'è disperso sulla mia schiena. Da come ti sei accasciato accanto a me, ansimante e rilassato non ho avuto dubbi. Il mio tracollo comunque non t'aveva deluso. Ho avuto a malapena la forza di chiedertelo. Poi il mio sonno. Poi mi sono asciugata girandomi fra le coltri, inconsapevole, nel sonno. Non dubito che tu sia tornato a letto: mi hai svegliato con un assalto repentino e annichilente. È stato difficile, per me, evitare schizzi ancor più indecenti: sono riuscita ad arrivare in bagno appena in tempo,
La visita alla mostra ci aspetta. A tavola durante la colazione ti ho proposto di lasciar perdere e sbattermi di nuovo. Eccolo, il tuo sorrisetto: quello che mi annuncia la distruzione, la devastazione. La mia assoluta incapacità. Torniamo in camera a lavarci i denti. Non mi alzi la gonna per toccarmi e farmi godere di nuovo. Per l'esattezza avviene questo: le palline cinesi escono dal borsone ed entrano nella mia passera condotte da te, senza rispetto; con mia gioia, con un sospiro di nostalgica attesa. Quanto ci sarà da camminare per arrivare là? E quando lungo sarà il percorso fra le opere d'arte? Ricordo d'aver letto che ...
... sono quarantotto. Quarantotto ritratti da tutto il mondo.
Cammino accanto a te, massaggiata dentro di me da quella tripartita invasione che mi fa vivere al rallentatore, che mi fa muovere scomposta, che vorrei durasse per l'eternità e che finisse subito. Il mio desiderio di distrarmi dal loro effetto non trova vittoria. La mia sconfitta è un campo devastato dopo la tragica ferale battaglia. La mia domanda, sussurrata lungo la via, è ridicola e anacronistica, ma soprattutto mi appende di nuovo davanti agli occhi della mente l'immagine del lenzuolo macchiato. Chissà se cambieranno le lenzuola. Sai che spero di no: avevo scelto io quell'alberghetto dall'aria sordida, squallidino ed equivoco, proprio nella speranza che i segni del nostro amore ci accompagnassero per tutto il fine settimana. Lo riconosco: mi eccitano certe soluzioni abitative. Lo ammetto davanti al mondo. Tu lo sai già benissimo e in fondo non dispiace neppure a te. Me l'hai detto, prima che la nostra relazione cominciasse ad essere tale. Una reciproca accelerazione; anche soddisfazione.
Cerco di non badare alle palline. Tentativo fallimentare. Tanto più che l'effetto interno è amplificato dagli spacchi della gonna. Gonna? Lembi di tessuto che soltanto se cuciti l'uno all'altro non mi renderebbero oscena. Chino la testa e noto che si staccano bene l'uno dall'altro. Per fortuna non troppo, ma soltanto al limite. O forse dovrei dire “purtroppo”, non “abbastanza”. Ma allora dovresti scoparmi qui, ora, su questo ...