1. Benedetta


    Data: 01/03/2021, Categorie: Sentimentali Autore: Luthien, Fonte: EroticiRacconti

    ... colpa del disastro che lascia sulla terraferma?
    
    Ma lo tsunami si era abbattuto su Alessandro e su me.
    
    “Addio, Alice, addio Ale. Mi dispiace…”
    
    Gæð a wyrd swa hio scel! (il fato prosegue come vuole!)
    
    Le gambe che cedono, un forte ronzio nelle orecchie, le braccia di Alessandro che attutiscono la mia caduta, e poi il buio. Solo questo ricordo.
    
    “Cosa è successo? Dove mi trovo?” Gli occhi neri di Alessandro che mi guardavano increduli, arrossati e gonfi, il suo sorriso nell’incrociare i miei era di puro sollievo.
    
    “Alice! Ti sei svegliata! Oddio mi hai fatto preoccupare davvero… perché non ci hai detto che eri incinta?”
    
    La mano che istintivamente si portava al mio ventre, a proteggere quel prezioso fardello.
    
    “sono in ospedale… è successo qualcosa… al bambino? Alessandro…”
    
    “Tranquilla… state entrambi bene, hai avuto un’emorragia, i medici han detto che si tratta di placenta previa, hai solo bisogno di riposo: niente sforzi o emozioni forti. Mi occuperò io di tutti e due, non devi pensare a nient’altro che a stare bene!”
    
    Così facendo mi baciò la fronte, cercando di rassicurarmi ma sapevo, sentivo il suo cuore in tumulto…
    
    Fu l’inizio della fine. Gli equilibri erano rotti, ogni gesto aveva perso di spontaneità. Una volta trovato l’equilibrio nella perfezione del triangolo, ogni cosa al di fuori aveva perso sapore, colore, intensità.
    
    Due cuori spezzati non si aggiustano cucendoli insieme. L’ho capito man mano che passavano i mesi, il mio ventre si ...
    ... ingrossava e Alessandro era sempre presente, forte, rassicurante, pronto a darmi tutto l’appoggio che una donna si aspetta dal proprio uomo durante una fase delicata della vita come la gravidanza.
    
    C’era qualcosa di tremendamente sbagliato, qualcosa che non riuscivo a spiegare ma che non potevo più ignorare. Alessandro, la mia roccia, il mio sostegno… era solo questo ormai? Un puntello per evitare che la mia vita crollasse sotto il peso degli eventi?
    
    E se per una volta nella vita provassi a camminare sola sulle mie gambe, che succederebbe? Se facendolo, cadessi, e mi rialzassi, da sola, senza l’aiuto di nessuno?
    
    L’ho lasciato andare… liberando entrambi da una catena che chiamavamo amore, ma che forse amore non era più.
    
    Ed ecco, proprio oggi, dopo un anno e un giorno, figlia mia, sei arrivata tu. Il dono più grande che potessi ricevere. E una cosa l’ho capita, guardando queste tue piccole mani perfette, quei tuoi minuscoli piedini e quella tua testolina buffa, che tu camminerai sulle tue gambe, senza paura di provare e fallire, cadere e rialzarti. E questo non sarò io a insegnarlo a te, sei tu che lo stai insegnando a me.
    
    E, dal momento in cui ho sentito il tuo primo fiato, il tuo grido alla vita, ho capito che non potevi essere che tu, l’amore talmente grande da spezzare ogni vincolo, ogni preconcetto e giudizio, un amore capace di renderci liberi: tu, Benedetta.
    
    ***
    
    Alla fine... sono riuscita a dare una conclusione alla storia di Alice... Forse non è rimasto ...