1. Nel cantiere


    Data: 07/05/2018, Categorie: Etero Autore: Jimpoi, Fonte: RaccontiMilu

    Era una calda mattina estiva e Federica stava tornando a casa con le borse della spesa. Indossava una gonna nera che le arrivava sopra il ginocchio e una maglietta abbastanza scollata, ai piedi portava delle infradito. Aveva legato i lunghi capelli neri in una coda per essere più comoda. Aveva ancora un bel po’ di cose da fare, quindi camminava spedita, voleva arrivare a casa prima di mezzogiorno per far trovare il pranzo pronto al suo ragazzo. Attraversò la strada sulle strisce pedonali, passò davanti ad una casa in costruzione, sentì un fischio e diversi apprezzamenti su di lei espressi con un forte accento straniero. Si fermò e disse indignata: ‘Tornatevene al vostro paese!’. Era molto bella e non era la prima volta che le capitava una cosa del genere. Si affacciò un ragazzo di colore ad una finestra del primo piano e disse: ‘Non &egrave educata signorina!’. Fede iniziò ad inveire contro di lui, non le erano mai andati molto a genio i neri, anzi era anche un po’ razzista, senza aver nessuna paura di lui. Mentre il ragazzo la guardava incredulo, lei si sentì afferrare per un braccio, si voltò e vide un altro uomo di colore, col caschetto in testa, il petto nudo era sporco di calce. Tentò di urlare, ma lui le mise una mano callosa sulla bocca e la tirò dentro la casa, facendole cadere le borse di mano. Si guardò attorno: c’erano mucchi di macerie, tavole di legno, tubi. Il cantiere doveva essere iniziato da poco. L’uomo che l’aveva presa le disse, parlando con un accento ...
    ... molto forte: ‘Non sono belle le cose che ci hai detto. Adesso chiedi scusa’. Nonostante la situazione di pericolo Federica non aveva intenzione di chiedere scusa per delle cose che considerava vere. Intanto attorno ai due era arrivata una decina di operai, sudati e quasi tutti a petto nudo, erano solo neri. ‘Dobbiamo farti cambiare idea su di noi, allora!’, esclamò l’uomo che la teneva ferma, vedendo che la ragazza non accennava a parlare. L’operaio disse qualcosa in una lingua africana e tutti i suoi colleghi si avvicinarono. Federica sentì le loro mani dure toccarle senza pudore il suo bel corpo, cercava di urlare, ma l’uomo le teneva la bocca tappata. La palpavano dappertutto: lungo le belle gambe affusolate, sui seni sodi, sulla pancia, tirandole il piercing all’ombelico. Si insinuarono sotto la maglietta, strizzandole i capezzoli scuri, sentì che la toccavano sulla vagina dopo aver spostato gli slip di pizzo nero. Tentava di divincolarsi, ma loro erano troppo forti e la tenevano bloccata. Uno di loro le strappò la canottiera e un altro il reggiseno, buttandoli su un cumulo di macerie. Si avventarono sui suoi seni nudi, portava la terza, stringendoli e palpandoli, facendole male. Uno la afferrò per il polso e le mise la mano sul proprio pene eretto. Era molto grosso. La costrinse a masturbarlo, dopo poco anche nell’altra mano aveva il membro di un operaio. La fecero inginocchiare e si ritrovò subito il grosso pene di uno di loro in bocca. Aveva un sapore sgradevole, faceva ...
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