Tra Vecchio e Nuovo – Zia e Nipote
Data: 31/01/2021,
Categorie:
Incesti
Autore: Raccontatore, Fonte: RaccontiMilu
... siamo. Ma a Dio questo non importa sai? Lui ci ama lo stesso.” Antonio parlava di queste cose sempre con un tono sacrale, da omelia. Effettivamente era coinvolgente quando lo faceva, ma stavolta la sua voce era ancora più profonda e nel silenzio del bar, quelle parole catturarono tutta l’attenzione di Matteo.
“La carne è debole.” Ripeté Matteo. “Ma non ti sembra una giustificazione? Facile così, non trovi? Io pecco e Dio mi perdona comunque. Perché dovrei smettere di peccare?” Chiese Matteo, veramente interessato una volta tanto.
“E’ qui che sbagliano tutti. Dio non ci chiede di smettere, ci chiede di essere coscienti e di provare. Ma il peccato lo tollera, lo accetta, altrimenti non ci avrebbe dotato di libero arbitrio. Non ci ha creati per farci limitare! Ma tu guarda che casino sui tavolini di fuori che hanno lasciato quei comunisti di prima! Fammi sistemare, va!” Antonio uscì senza infilare il giubbotto nonostante si gelasse di fuori.
Matteo pensò a tutta la vicenda con sua zia con quelle parole che gli rimbombavano nella mente. La carne era debole, era vero. Bisogna accettarsi da deboli e se si pecca, pazienza, l’importante è esserne coscienti. Tutti quei limiti che si era messo nella testa, a cosa servivano veramente? Solo a tormentare lui e sua zia, invece di vivere un rapporto libero e senza schemi. Che poi, lui in Dio nemmeno ci credeva poi così tanto. Cresima e comunione gli erano stati imposti dalla famiglia. Una famiglia arcaica e ormai anche lontana ...
... fisicamente. Perché continuava a obbedire a loro? E poi, anche Dio, seppure fosse esistito, lo avrebbe perdonato no?
Antonio rientrò dopo aver sistemato tutto, continuando ad inveire sui comunisti, calamite di ogni colpa esistente in virtù della loro professione di ateismo.
“Grazie Antò.” Fece Matteo. “Mi hai fatto un bel discorso, sai?”
Antonio si lusingò e per un attimo si sentì veramente un prete.
La città della calce e del mattone, degli scioperi e delle occupazioni, delle caste da ribaltare, delle passioni da sfogare, silenziosa testimone, era lì a spiarli senza giudicarli, facendo capolino dai vetri della finestra. La luce gialla dei lampioni riempiva la stanza ma non gli occhi di Matteo, perché erano chiusi.
Un po’ per nascondere quel che faceva, un po’ per timidezza, un po’ per pudore.
La sua lingua era incerta e quindi delicata al punto giusto. Le sue mani cingevano le cosce carnose di Rita, ma senza palparla, senza fare troppa pressione, semplicemente appoggiate come quando si tocca qualcosa di fragile e si ha paura di romperlo. Il suo naso era immerso nella peluria della vagina della donna e da lì inalava tutto quell’odore particolare che sentiva per la prima volta in vita sua. Un odore forte, pungente come i crespi peli che gli circondavano il naso. Il gusto però era diverso, era quasi dolciastro. Il sesso di Rita veniva percorso dalla lingua di Matteo già da qualche minuto. Il ragazzo aveva seguito le istruzioni, leccava piano con delicatezza, ...