I racconti della buona notte: la fotografia
Data: 25/04/2018,
Categorie:
Etero
Autore: cpromagnolamatura, Fonte: Annunci69
Proseguiamo con un terzo racconto breve, che si prefigge come gli altri di risvegliare il piacere. Obiettivo ambizioso, non c’è dubbio, specie se lo spazio di una facciata o poco più è il perimetro che ci siamo imposti, ma vale la pena provarci, sperando che il lettore sia ben disposto, perché è una fatica questa che deve essere fatta da entrambe le parti.
Prima dell’avvento delle macchine digitali ogni fotogramma che si scattava era di solito meditato, sia perché un rullino conteneva al massimo 36 pose, sia per i costi di sviluppo che ti costringevano a riflettere sulla foto che stavi per fare, tanto più, come nel nostro caso, una foto fatta in casa, tra noi e quindi con l’idea di fare qualcosa non proprio da album di famiglia, ma una sorte di gioco. La passione per la fotografia l’avevo sempre avuta ed ero diventato bravino anche con il formato medio, avevo comprato di seconda mano una Mamyia 645, e con il formato grande, una Yashimat 64. Il bello di queste macchine fotografiche è la possibilità di inquadrare il soggetto e di vederlo visualizzato su uno schermo (di Fresno) costituito da una specie di vetro opaco su cui si appoggia l’immagine prima di scattarla. Si tratta di macchine abbastanza pesanti per cui, specie se si è impegnati in una fotografia in casa, conviene usare il cavalletto. Anna era incinta di 7 mesi e il pancione era molto prominente. Mi ricordo che eravamo d’estate, faceva molto caldo ed era uno di quei pomeriggi in cui fuori sei costretto a stringere ...
... molto gli occhi, per non provare fastidio, mentre in casa si sopravviveva socchiudendo finestre e persiane. Ad Anna non piace di solito posare, ma l’avevo convinta dicendole che certamente un domani le sarebbe piaciuto mostrare a nostro figlio il suo corpo ingrossato. In testa avevo da una parte alcuni esempi di fotografia di donne incinte: all'epoca aveva fatto scalpore la copertina di Demi More incinta di 6/7 mesi poi emulata anche da altre attrici, ma poi in realtà avevo in mente anche qualcosa di mezzo con certi quadri di Boucher, pittore francese del 700, famoso per aver ritratto giovani fanciulle nel boudoir, di regola discinte, per il piacere dei nobili e collezionisti pruriginosi dei sui tempi. Dapprima chiesi ad Anna di sistemarsi in una posa un po’ languida sul bordo del letto, tenendo una gamba a terra e l’altra più alzata e con lei appoggiata su un gomito rivolta verso l’obiettivo, tipo Paolina Bonaparte del Canova. Dato il caldo indossava una sorta di camicia garzata chiara che le arrivava a coprire al di sotto del bacino. Così mezzo sdraiata la camicia era in parte risalita lasciando alla vista dell’obiettivo, senza che lei se ne fosse accorta, il cavallo degli slip bianchi. Pensai che fosse un po’ troppo casta per i miei gusti, ma ovviamente non glielo dissi, continuando ad armeggiare attorno al cavalletto per poi avvicinarmi a lei con un lumenometro per calcolare la luce e fissare quindi i tempi e l’otturazione. Anna intanto si sistemava, per non anchilosarsi ...