Ricordo di un’estate
Data: 21/07/2020,
Categorie:
Etero
Autoerotismo
Autore: dolcemaliziosa89, Fonte: RaccontiMilu
... risparmiando la vista davvero oscena e indecente del mio sesso ricoperto di umori. Era un piacere sublime quello che mi concedevo non badando più a trattenere i lamenti di goduria. Il pudore era perso e volevo soltanto godere forsennatamente. Ormai ero in preda a convulsioni e a scosse violente che si dipartivano direttamente dal clitoride e dall’utero. “Vengo ancoraaaa sìììì ancora” gridai, titillando il clitoride simultaneamente alle spinte sulle pareti vaginali. “mmmmmmmmmm”. Onde si svilupparono, onde simili a quelle marine nei fortunali improvvisi. Mi parse quasi di percepire un sentore salmastro e di volare sopra l’adorato maere. Onde che mi condussero all’empireo sollevandomi dal suolo per poi depositarmi dolcemente si di esso, stordita, sommersa, sporca di terriccio, erba, umori virginali, baciata dal sole e accolta nel cuore della natura, a un passo dalla virilità nascente e impetuosa a me contigua, per me irraggiungibile. E così rimasi, chiudendo gli occhi, sospirando sempre più dolcemente mentre le scosse si placavano e il mio sesso fradicio lanciava gli ultimi dardi pulsanti, mentre, affamata e sazia al medesimo tempo, assaporavo appieno quei movimenti licenziosi continuando a titillare sempre più lentamente il mio clitoride prolungando la potenza degli orgasmi. Avevo dato tutto per quel giorno ero stremata. Riaprii gli occhi per poi subito richiuderli. Avrei voluto stare così per sempre, nel fiore dei miei anni, nuda come ero stata creata, baciata dal sole e ...
... dalla brezza, il viso leggermente reclino in quel vento di fronde umide e calde che aveva ripreso a intricarsi tra i rami lievemente più forte, quasi a refrigerare i nostri sessi infiammati e appagati. Ero stremata ed esausta: rimasi così a gambe spalancate senza ritegno, con il sesso che colava indecentemente sul tappeto di muschio che conteneva il mio corpo nudo. Il mio respiro e il battito del cuore stavano tornando regolari. Era il momento più dolce e che più sentivo mio. Pochi minuti dopo mi ero ripresa del tutto e, non abbandonata dalla lussuria, iniziai a condurmi alla bocca il mio stesso nettare, desiderosa di assaporarmi dissetandomi con la mia femminilità. Quel sapore di donna tra l’aspro, il lievemente salato, mi stordì ulteriormente. Solo allora rivolsi lo sguardo a mio cugino che si era ormai completamente ripulito, grazie anche ad alcune foglie abbastanza ampie. Istintivamente mi ricomposi anche io. Mi ero quasi dimenticata del fiotto di caldo sperma che mi aveva centrato la pianta del piede. Gabriele allora si abbassò e, con una mossa a tradimento, leccò il suo stesso seme come io stessa stavo indecentemente facendo coi miei succhi. Non riuscivamo a parlarci storditi e imbarazzati com’eravamo. Non esistevano parole per descrivere quel che avevamo vissuto. Mentalmente ringraziai la voglia che l’aveva sospinto a toccarsi lì, in mezzo a un bosco, senza alcun vestito che ricoprisse la sua virilità. Per fortuna poco discosto c’era un ruscelletto dove mi bagnai pulendomi ...