1. Per le lacrime


    Data: 27/05/2020, Categorie: Etero Autore: RunningRiot, Fonte: EroticiRacconti

    Molto, molto fragile. A vedermi sì, lo si direbbe. A conoscermi, non tanto. Ma sì, a volte è così. Molto, molto fragile.
    
    Questo è uno dei momenti in cui non lo direste. Direste piuttosto: ma come cazzo fai a non romperti?
    
    Non lo so, mi viene così. Mi è sempre venuto così. Magari non sono l’unica. In altre circostanze vi confesserei pure che mi piace da matti.
    
    Ho i quasi ottanta e più chili di carne e muscoli di Luca sul mio esile petto, sulle mie piccole mele, sulle mie costole che non si vedono ma si sentono se appena ci passi un dito. Lui, che in confronto al mio ha un petto che se si presenta a Fiumicino ci fanno atterrare gli Airbus. Il petto è stata la prima cosa che ho toccato di lui, con la schiena. In piedi, appoggiandomici su una spiaggia al tramonto e tenendo in mano un long drink.
    
    Il suo peso si scarica su due punti del mio corpo, ma in particolare sull’ampia baia tra le mie tettine. I movimenti leggeri ne accentuano la pressione secondo un ritmo lento e cadenzato.
    
    Mi schiaccia, mi taglia il fiato, riduce la mia voce a un sospiro.
    
    Lo fa perché lo sa. Lo sa che mi piace. “Mi piace quando mi schiacci”, gliel’ho detto talmente tante volte che non c’è nemmeno più bisogno di dirlo.
    
    Adesso non è che non mi piace. Mi piace, ma ho la testa altrove. Il cuore è qui, il mio corpo sostiene il peso del suo, ma la mente è altrove.
    
    E’ dentro di me. Lo sento, come sempre. Avanza e arretra piano. Lullaby.
    
    Come sempre, il mio sesso ha spalancato le ...
    ... braccia all’invasore, gli ha aperto le porte, gli ha dato le chiavi della città.
    
    Non è che non mi piace. Mi piace, ma ho la testa altrove. Il cuore è qui, la mia vagina lo avvolge, ma la mente è altrove. Le mie gambe restano aperte, ripiegate. Non si chiudono sulla sua schiena a invocare una penetrazione maggiore, a chiamare il galoppo.
    
    Il suo viso affonda nel cuscino, accanto al mio. Con una mano gli accarezzo la nuca. Non mi sussurra parole oscene, non gli strillo parole oscene. In realtà non parlo, ansimo leggermente, qualche gemito, non gli dico nemmeno “sì”. Sono con lui, ma ho la mente altrove.
    
    Dove, non lo so. Chissà, quando facciamo l’amore così, dove vanno a finire i nostri pensieri. Quando ci mettiamo corpo e sentimento ma non riusciamo a connetterci con loro.
    
    E’ un po’ che facciamo così. In realtà ultimamente non lo facciamo nemmeno tanto spesso. Di certo sono state più le sere e le notti che ho passato rannicchiata nel suo abbraccio per sentirmi protetta, a dormire o a chiedergli se tutto andrà bene piuttosto che a stargli sotto a gambe aperte.
    
    Non vorrei essere fraintesa: non sto accogliendo le sue smanie virili, non sto soggiacendo a un sottotesto che recita “sei la mia ragazza e ti prendo, me la dai anche se non ti va”. Ma nemmeno per sogno. A parte il fatto che non è il tipo, a parte il fatto che lo farei pure…
    
    Sono stata io che gliel’ho chiesto senza chiederlo, è stato il mio corpo che l’ha invitato a passare da baci, carezze e coccole a questo. ...
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