1. Una vita una storia - presa di coscienza


    Data: 21/04/2020, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Numeroprimo encore, Fonte: EroticiRacconti

    La mia fantasia era diventata la mia realtà, ed il fatto di non poter minimamente la mia eccitazione, se non parlandone con Silvia, mi obbligava a cercare di tenermi impegnato. Certo non era facile durante il lavoro o il tempo libero, perché non c'era movimento, azione o pensiero che non mi riconducesse al mio essere rinchiuso in quella gabbia. Silvia aveva riso dopo aver formulato una frase che di fatto sintetizzava molto bene la realtà
    
    - Adesso é diventato il mio cazzo, tu lo porti solo in giro
    
    Era vero, ed io come ormai in qualsiasi situazione mi ero eccitato pensando che questa era diventata fin troppo rapidamente la sua fantasia. A Silvia piaceva coinvolgermi nei suoi pensieri, non solo attinenti alla sfera erotica, ma ero già arrivato al punto di trovare appigli per deviare il mio pensiero verso il sesso. Guardarla senza pensare a come la stoffa degli abiti le disegnasse il corpo me la faceva immaginare nuda, ed invidiavo quei tessuti che la toccavano così impunemente nascondendomela alla vista. Cercavo di mantenere un contegno davanti a lei, ma mi era sempre più difficile persino toccarla senza avviare un tentativo di erezione, fastidiosamente represso dalla cintura anche senza gli interventi aggiuntivi delle sue dita sull'app di gestione.
    
    - Ti ho guardato oggi, sai?
    
    - scusa?
    
    - con le telecamere interne, dal cellulare. Avevo voglia di vederti e l'ho fatto
    
    Già, l'impianto d'allarme. Poteva vedermi in ogni momento
    
    - potevi chiamarmi, mi avrebbe ...
    ... fatto piacere. Non mi chiami quasi mai
    
    - non volevo disturbarti, stavi lavorando. Però eri semisteso, con lo schienale reclinato all'indietro mentre parlavi al telefono.
    
    - vivo al telefono mentre lavoro
    
    - ed avevi una posa molto sensuale, quasi lasciva. Forse parlavi con una bella donna...
    
    - difficile parlare con una donna, ancora più difficile bella - oggi forse una delle mie interlocutrici poteva qualificarsi tra le carine - ma possibile.
    
    - Ti arrabbi se ti confesso che mi ha arrapato il pensiero di poterti spiare?
    
    Mi arrapai immediatamente anche io all'idea
    
    - vederti così, e pensare "é solo mio", mi ha scatenato qualcosa
    
    Mi avvicinai a lei. Indossava solo una canotta molto lunga che le faceva da miniabito che arrivava a coprire l'attaccatura delle cosce e lasciava intravedere il punto in cui il seno iniziava a sollevarsi dalle costole. La mano posata sul grembo sembrava indicare con la punta delle dita il pube in cui avrei voluto perdermi. I muscoli del collo si tesero sotto la pelle mentre girava la testa per osservarmi, prima gli occhi, poi l'inguine
    
    - non vuoi sapere?
    
    Mi inginocchiai accanto a lei fino a sentire il suo profumo
    
    - chiedimi quello che ti sta girando per la testa
    
    avevo paura della risposta. Ovviamente era un suo diritto darsi piacere in qualsiasi modo, ma mi dispiaceva pensare di non poter essere presente. Peggio ancora sarebbe stato se il suo piacere fosse stato condiviso da qualcun'altro. O che mossa dall'orgoglio per avere ...
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