Mia mamma al mare, da sola col mio capo.
Data: 29/02/2020,
Categorie:
Masturbazione
Autore: giusagoma, Fonte: EroticiRacconti
... se fossero due amanti. Io li osservavo da lontano: lei, sdraiata al sole, con le gambe che si continuavano a incrociare fra loro, continuava a ridere sulle sue battute. E fu così che mi si infilò la famosa pulce in un orecchio.
La mattina dopo mi svegliai molto presto. In tutta la casa sentivo solo un bisbigliare provenire dalla camera da letto. Mi alzai e, in punta di piedi, mi avvicinai alla camera.
Senza farmi scorgere, vidi la mia mammina che parlava sottovoce al telefono. Il tono basso mi fece capire poche parole di quella telefonata. Una frase in particolare mi colpì: "sì, lo stesso posto di ieri, sì, certo. No, lui ancora dorme, ma ora lo vado a svegliare altrimenti faremo tardi…"
Nelle sue parole non c'era nulla di perverso ma, mentre con la mano destra impugnava il telefono, con la sinistra si accarezzava tutto il corpo concentrando in particolare il palmo prima su un seno, poi sull’altro, successivamente portando, con movimenti fulminei, le dita fra le cosce bianche.
Vederla toccarsi e sentire quel tono di voce così smielato, stile call erotica, proiettò il mio pensiero su di una mamma troia che fremeva in attesa di qualcosa di proibito, lussuriosa.... insomma, una cagna in calore.
La mia reazione fu controversa. Da un lato mi eccitai di brutto su quanto avevo appena visto e sentito. Dall'altro mi incazzai di brutto e volli impedire a tutti i costi che loro due si rivedessero, come nella giornata precedente, per l’intera mattinata. Così mi rifiutai ...
... categoricamente di voler andare al mare, anche con la scusa di avere un forte mal di testa.
Ma il mio tentativo di farla desistere fu vano. Già perché... provate a indovinare cosa fece quella troia di mia madre? Se ne andò al mare, da sola con lui, lasciandomi a casa come un salame.
E così, mentre io le spiegavo che volevo rimanere a casa, lei senza batter ciglio, si sfilò la vestaglia e le mutandine bianche che indossava sotto di essa, rimanendo completamente nuda. Le mammelle, una fantastica quinta taglia con areole marroncine e capezzoloni turgidi al centro, rimbalzavano davanti ai miei occhi senza riuscire ad assestarsi in una posizione stabile. Il pelo folto e ricciolino sul pube brillava quasi come fosse pieno di umori, o forse lo era davvero, dopo quella telefonata. Successivamente prese il costume, quello stesso costume nero del giorno prima, e sollevando prima un piede e poi l’atro, lo infilò dal basso e tirandolo su, lungo le cosce.
E, mentre continuavo a dirle che non volevo andare al mare, lei continuava a sistemare il suo corpo da vacca dentro quel costume. Dapprima allargandolo con le mani sul sedere, poi sistemandolo sui fianchi, e infine portando le coppe su quelle bianchissime e morbidose mammelle che spingeva dentro con le dita. Quando finì di sistemarsi le spalline mi guardò ed esclamò: “non c’è problema. tu rimani a casa a riposarti. con lui vado io, da sola”. Gli occhi le brillavano di eccitazione.
Fu così che assistetti, impotente, alla visione ...