Flusso di coscienza
Data: 20/03/2018,
Categorie:
Etero
Autore: iranes, Fonte: RaccontiMilu
... fronte me lo ricorda in maniera molto chiara. I miei sogni e i miei desideri devono ritornare nel cassetto, adesso ho il portone da aprire e devo risalire a casa in quell’ascensore che ora mi sembra solo una prigione. Una prigione per la mente che, anche se soffocata, non può smettere di vagare per ricordi e desideri alla ricerca di te, perché, in verità, vorrei fosse qualcosa di più di un vecchio desiderio e di un ricordo, vorrei fosse realtà. Adesso.
Metto la chiave nella toppa di casa ed entro, il silenzio mi accoglie, mi trascino in camera, non c’è nessuno. Come sempre. Stanco e solo mi butto sul letto e una mano mi accarezza, mi volto stranito, mi volto e tu sei lì, sei nel mio letto con me. Mi giro e ti bacio. Ti mangio, ti divoro, non so se sei reale, ma non voglio lasciarti. Mi mordi una guancia, fa male, ma un male piacevo. Sei vera, sei reale. Voglio fare l’amore, voglio festeggiare. In quel letto si consuma il mio desiderio più bruciante, possederti. Non posso più tenere i vestiti addosso, mi sento bruciare dal calore, dall’eccitazione. Le nostre mani si cercano, percorrono rapide i nostri corpi, anche tu hai voglia, lo sento. Non resisto più e ti spoglio mentre continui a riempirmi di baci e morsi, mi sento onnipotente mentre sono con te. Se ho te, ho tutto, posso fare tutto. Entro dentro di te, sento il calore del tuo sesso, non puoi più nascondere il tuo desiderio e non vuoi farlo. Mi stringi a te, mi graffi, mi sento tuo, mi sento marchiato, ...
... mi sento una proprietà. Mi piace. Ti prendo, ma è una battaglia. Siamo due fuochi che ardono e si combattono per decidere chi sia il più forte. Non siamo mai domi, e come due animali che lottano per stabili chi sia il più forte, non risparmiamo le nostre energie continuando la nostra lotta fino al culmine del piacere quando stanchi ed esausti crolliamo sul letto abbracciati a suggellare la pace dopo il combattimento. Il letto porta i segni della nostra battaglia e non troviamo più il lenzuolo per coprirci, ma non serve. Il calore che emano basta a scaldare entrambi e tu ti rannicchi vicino a me alla ricerca del meritato riposo. Siamo ancora nudi nel letto quando un raggio di sole fa capolino dalla finestra, ma è presto per l’alba. Mi giro a guardare e la luce è forte, mi da fastidio. Mi alzo e vado alla finestra per chiudere le ultime stecche della serranda, ti sfugge un lamento mentre allunghi il braccio alla mia ricerca, sorrido. Chiudo le ultime stecche e mi giro, ma non ti vedo. Non ci sei più, il letto non più disfatto, niente vestiti sparsi, mi guardo e i miei li indosso. Stanco, triste e sconsolato torno a letto a pensare che dev’essere esistere un luogo speciale dove i sogni non finiscono e mentre cado di nuovo nell’oblio della ragione, nella mia memoria scorgo un titolo: “Peter Pan” e penso alla sua Isola che non c’è, dove il tempo non scorre e dove tutti vivono di pensieri felici. Il pensiero felice ce l’ho, devo costruire la mia isola, anzi la nostra.