Flusso di coscienza
Data: 20/03/2018,
Categorie:
Etero
Autore: iranes, Fonte: RaccontiMilu
Scendo a portare la spazzatura come sempre, il brutto della raccolta differenziata porta a porta è il dover scendere ogni giorno dopo cena. Come sempre ho le maniche corte, ma ora non è più inverno, si sta bene. Il fresco è piacevole, l’aria fresca riempie i polmoni e sembra donare nuova linfa dopo una giornata interminabile. Butto il sacchetto e mi torno verso il portone, mentre faccio quei pochi passi la mia mente vaga e i ricordi si mischiano alla realtà. Un freddo pungente mi coglie e ripenso ai giorni d’inverno quando scendevo a buttare la spazzatura, rigorosamente a maniche corte, e percorrevo di corsa i pochi metri che mi separavano dal portone alla ricerca di un luogo anche solo leggermente più caldo. Rientravo congelato, aspettavo l’ascensore saltellante da un piede all’altro nella vana speranza di non sentire il contatto con il pavimento che caldo non era. Appena la porta dell’ascensore si apriva mi ci lanciavo dentro alla ricerca di un po’ di tepore che in un ambiente piccolo come quello era più facile trovare. In realtà non ero pazzo, sapevo che avrei sentito freddo ma sapevo che sarebbe stata un’ottima scusa per chiederti di materializzarti nella mia stanza, ogni sera speravo di rientrare e trovarti magicamente nel mio letto. C’è chi ti avrebbe voluta nuda, chi, magari, in lingerie. Io nessuna delle due, io volevo te, ti volevo così com’eri, non volevo niente di diverso dalla tua natura. Ogni sera rientravo e accesa la luce vedevo il letto vuoto, tu non c’eri, ...
... a ricordarmelo un trillo del cellulare dove mi rimproveravi bonariamente per la mia iniziativa. Tutto quello che desideravo era infilarmi sotto le coperte con te e abbracciarti e stringerti, coccolarti e baciarti, avrei voluto farti sentire il mio calore, quel calore umano che ti manca. Desideravo sempre di restare in eterno in quel letto con te, di fermare il tempo e vivere nei sogni dove magari avrei potuto essere più di quello che sono, avrei potuto essere quello che volevi e averti davvero.
Un respiro e sento il fresco, sono in strada, non nei miei ricordi. Riconosco il piccolo viale, sono praticamente rimasto fermo a fantasticare. Chino la testa e desidero ancora, non voglio smettere.
Mi infilo nel letto da solo, chiudo gli occhi sospirando e li riapro alla ricerca dell’interruttore. Qualcosa mi sembra diverso. Sono dietro di te, a cucchiaio. Respiro sul tuo collo, lo vedo pulsare. Non mi faccio domande, ti mordo ogni tanto e mi strofino sui tuoi capelli, ti do dolci bacetti a lenire il dolore. Ti accarezzo e ti stringo a me, non voglio che tu possa scappare, non adesso. Ti giri e ti ho di fronte, mi perdo nei tuoi occhi, con quel colore che non so descrivere, ma che mi ricordo tanto il mio mare. I nostri respiri si mischiano, si fondono, si uniscono ancora prima di noi, le nostre labbra sono rosse di desiderio. Ci vogliamo, so che lo vuoi anche tu.
Sbatto contro qualcosa, il tempo dei ricordi è finito per ora. Sono arrivato al cancello e il bernoccolo sulla ...