IL CARNEVALE SARDO
Data: 27/09/2019,
Categorie:
Anale
Prime Esperienze
Autore: sennaccherib, Fonte: xHamster
... vergine il giorno delle nozze.
Ascoltai per circa un'ora il racconto di mia sorella, testimone oculare di una sodomizzazione da parte di Mario alla novella sposa Elisa un mese prima del loro matrimonio.
Raccontò, che dopo essere entrato nel buchino meno nobile, Elisa implorasse di volerlo anche nella vagina. Ma Mario non cedette, e dopo aver sbattuto per mezz'ora Elisa, quest'ultima asciugò ogni goccia del suo piacere con la sua bocca. Descrissero il membro di Mario come qualcosa di divino, di spettacolare.
Io quel cazzo me lo ero sognato, quella notte. E forse mi ero anche sfiorata.
Tutti questi pensieri assalirono la mia mente, ritornarono prepotenti, e un fremito mi scosse.
Mario, capì subito, che non ero tanto interessata granché ai miei giochi ne alla salsiccia che mio babbo avrebbe dovuto cuocere quella sera.
Avevo altri pensieri, ma avevo paura.
Non avevo mai fatto l'amore. Dovevo arrivare vergine al matrimonio.
Avevo fatto una volta una sega a un mio compagno di scuola. E una volta ingoiato un cazzo piccolo piccolo, e inconsistente al figlio del medico condotto.
Mario tolse via il grembiule, e comparve di fronte a me, il cazzo di cui aveva raccontato mia sorella.
Era davvero bello.
Ma non potevo.
Non cosi.
Non con lui.
Era sposato.
Io ero vergine.
Avevo solo diciotto anni e forse Massimo il muratore mi voleva sposare.
Spense l'interruttore dei miei pensieri infilandomi quel coso in bocca.
Mi teneva le treccine ...
... con due mani, e assecondava il miei movimenti.
Sembrava cavalcasse un cavallo, e le mie trecce erano come briglie, indicando di volta in volta, intensità, direzione, ritmo. Io ero inesperta, lui l'insegnante.
Aveva inizialmente odore e sapore di piscio, il suo cazzo, ma poi scomparve.
Più succhiavo e più sentivo un prurito stranissimo mai provato, dentro le mie mutandine.
Lui lasciò una treccia, allungò la sua mano, e senza il minimo sforzo, mentre continuavo a pomparlo, abbassò, la serranda.
Mi tirò su, sempre tenendomi le trecce. Mi fece voltare e inchinare. Sembrava la scena descritta da Laura mia sorella.
Sollevò la mia gonna, scese le mie mutande, che guardai imbarazzata, avevano una macchia rosa molto evidente. Non si preoccupò affatto di questo dettaglio.
Si sputò una mano, e cosparse il suo cazzo della sua saliva, una, due, tre volte, continuava a massaggiare delicatamente il suo cazzo, poi sputò anche nel mio buchino, quello meno nobile, si sputo anche il dito indice, e sfiorò il mio sfintere, quasi svenni dal piacere che provai. Fece roteare quel dito, diverse volte. Poi poggiò la sua lingua, cercando di entrare dentro, senza riuscirci.
Stavo impazzendo, lo volevo, lo desideravo. E lo ottenni. Urlai,
come quando chiamavo Napoleone il mio cane, morto pochi mesi prima, che non voleva mai tornare a casa. Forse di più.
Prima di entrare dentro di me, aveva infilato l'indice e anche il medio, facendosi spazio.
Il dolore lasciò presto spazio ...