Il ricatto proletario
Data: 24/09/2019,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Michellerimini, Fonte: Annunci69
Dicembre era arrivato, finalmente ci avvicinavamo alla fine dell’anno “pandemico” 2020!
Era ormai passata quasi una settimana senza fare sesso, e anche prima, devo ammettere, solo qualche incontro occasionale, conclusosi sempre troppo alla svelta per me che sono lungo a venire, e tutto questo mi aveva lasciato un senso di noia e insoddisfazione.
Tornando da lavoro, mi accorsi che nel cortile in cui abitavo e nei palazzi attorno, c’erano diversi cartelli in cui si diceva che da lì a qualche giorno sarebbe stato impossibile parcheggiare le auto per via di lavori che sarebbero durati diversi giorni. Già immaginavo la reazione dei condomini meno rispettosi che avrebbero completamente ignorato l’avviso. E, infatti, come volevasi dimostrare, diversi inquilini non rispettarono il divieto e i lavori iniziarono con notevole disagio.
Una mattina che ero libero, uscito per fare la spesa, m’imbattei in alcuni operai che erano fermi per una pausa. Ne approfittai per scambiare qualche chiacchiera e per chiedere quando sarebbero terminati i lavori. Questi mi risposero che era impossibile stabilire l’esatta durata, dal momento in cui diverse famiglie continuavano a non rispettare il divieto imposto. Si parlò così, un po’ di tutto e naturalmente di COVID, e dell’inciviltà e di come certe persone proprio erano irrispettose del vivere civile. Tra i lavoratori mi colpì uno sulla quarantina, moro, con una bella barba folta, un visto dai lineamenti virili ma delicati, due grandi ...
... occhioni neri, un sorriso accattivante. Non era molto alto ma aveva due spalle belle larghe e, benché la loro tuta da lavoro fosse bella larga, si poteva tranquillamente percepire l’armoniosità del corpo temprato dal faticoso lavoro. Ma ciò che più mi colpì dell’operaio, al di là della sua avvenenza, era il tono non curante con cui parlava di questi cittadini irrispettosi. Sembrava che a lui quasi non importasse. Inutile dire che il suo atteggiamento così strafottente mise in movimento le mie pulsioni più recondite.
Dopo qualche giorno, nel primissimo pomeriggio, tornando a casa lo incontrai, solo, che riponeva le attrezzature in un furgoncino. I suoi colleghi non c’erano. Lo salutai e gli chiesi, con tono scherzoso, se fosse stato abbandonato dai suoi compagni di lavoro per paura contagio. Mi rispose che avevano stabilito una turnazione in base alla quale a uno di loro toccava mettere a posto, e quel giorno spettava a lui. Poiché aveva in pratica finito, gli chiesi se avesse gradito un caffè. Non rispose subito. Mi guardò giusto qualche istante e poi accettò. Abitavo (e tuttora abito) al secondo piano e per le scale, mi chiese di cosa mi occupassi. Gli risposi che oramai uno “SMARTWORKista”. Sorrise.
Quando entrai in casa salutò con un forte “buon giorno” ma io gli comunicai beffando che abitavo da solo, alche lui mi disse:
-“E riesci a mantenerti da solo così giovane?”. Con un sorriso sornione.
-“A fatica ma.. sì”. Risposi.
-“Quindi devi essere un “SMARTWORKista” ...