Sabrina: una donna che sa ciò che vuole
Data: 14/09/2019,
Categorie:
Etero
Sesso di Gruppo
Autore: suve, Fonte: RaccontiMilu
... sinceramente, e potete immaginare il perché, a me e Massimo di andarcene il giorno dopo, però avevamo già preso accordi con un gruppo di amici e amiche per un tuffo in Grecia.
Non dimenticammo Sabrina ma venimmo presi dalle vacanze, con annessi e connessi, e la relegammo in un angolo della nostra mente’ tranne quando c’era una qualche gentile fanciulla che si inginocchiava davanti a noi. Ad entrambi veniva spontaneo il paragone con Sabrina, ed il giudizio era sempre impietoso verso la fanciulla. Non che non ci godessimo il momento, era più che altro un raffronto’ tecnico.
Le vacanze hanno un grosso difetto: finiscono. E così quando sbarcammo a Milano e riprendemmo la solita vita fatta di studio e lavoro ci sorprendevamo spesso, dietro una pinta di birra in qualche locale, a ricordare il periodo appena trascorso e rimpiangerlo.
Ma la vita riserva sorprese e la più grossa, per noi, fu una chiamata proprio di Sabrina con cui avevamo scambiato i numeri.
Ci avvisava (chiamò me ma il messaggio era per entrambi) che sarebbe stata a Milano per un corso di aggiornamento di una settimana. Le avrebbe fatto piacere rivederci.
Io e Massimo non stavamo più nella pelle e attendemmo trepidanti il suo arrivo.
L’andammo a prendere alla stazione e fu prodiga di baci e abbracci lasciandoci prendere il suo bagaglio e stringendoci sottobraccio mentre la scortavamo all’auto per condurla al suo albergo. Ci parve strana la sua richiesta, quando le dicemmo che l’avremmo portata ...
... fuori a cena, di scegliere un posto dove non eravamo troppo conosciuti. Optammo per un locale in periferia dove ero stato un paio di volte e prenotammo. Dopo una quarantina di minuti la vedemmo uscire dall’ascensore come un’apparizione: in forma smagliante, tailleur beige con gonna al ginocchio, camicetta bianca generosamente aperta sul seno prosperoso, un sorriso per noi che destò l’invidia degli impiegati e dei clienti presenti.
In auto, guidavo io, Massimo si accomodò dietro cedendole il posto lato passeggero ma lei lo spinse dentro e si sedette con lui dicendomi di partire. Mi diressi veloce verso l’imbocco della tangenziale, guardando nel retrovisore per capire cosa avesse intenzione di fare. La vidi girarsi verso Massimo per slacciargli la cintura, scendergli la zip e tirargli fuori l’uccello, con lui pietrificato dalla sorpresa. Mi preoccupai: non era ancora buio e qualcuno avrebbe potuto vederci. Glielo dissi:
– Tra quanto arriviamo? ‘
– 25-30 minuti massimo, ma’ –
– Ho giusto il tempo. Tu pensa a guidare ‘
Ed io guidai, in modo disordinato perché vedevo nello specchietto, che spostai opportunamente, la sua bocca chiusa sul cazzo di Massimo che saliva e scendeva lasciando una traccia umida. Fu un tormento per me evitare incidenti mentre nelle orecchie avevo i rantoli di godimento del mio amico ed il rumore umido che faceva la bocca di lei… oltre alle trombe di un paio di autotreni i cui autisti, dall’alto, erano riusciti a vedere.
– La prossima uscita ...