Il dermatologo
Data: 28/08/2019,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Elio84, Fonte: Annunci69
L'arrivo dell'estate è sempre un gioia per molte persone, è sinonimo di caldo, mare, montagna, sole, libertà.
Per me non è sempre stato cosi, sopratutto nel periodo adolescenziale, le ore passate a scuola davanti ai libri si facevano sentire, il mio pallore instaurato nei mesi invernali era statuario, ma accettai lo stesso l'offerta di andare al lago con gli amici, a prendere il sole e giocare a pallavolo, pur spensierato cercai di stare molto attento a non scottarmi, usai creme protettive molto potenti, ma ahimè, quella volta non bastarono...
Me ne resi conto solo alla sera, tornando a casa.
Presi un'ustione enorme, in cui tutto il mio corpo era rosso bordeaux.
A fare la doccia a casa, mi pareva stesse cadendo lava bollente, mi bruciava tutto, nemmeno una maglietta riuscivo a mettere.
Quella sera non dormii nulla, mi cosparsi di crema dopo sole come una lumaca e cercai di riposarmi come meglio riuscivo, certo che non potevo stare in quella situazione, quindi il giorno dopo decisi di andare da uno specialista, e prenotai una visita dal dermatologo.
L'appuntamento era fissato per alcuni giorni dopo, mi presentai in anticipo nello studio del dottore, una signorina mi invitò a sedermi nella sala d'attesa, e cosi feci.
Davanti a me c'erano un pò di persone, due vecchiette, una ragazza giovane e formosa, una coppia con 2 bambini, ed un uomo anziano, che a mio parere era molto attraente.
Un voce femminile chiamò il mio nome, era il mio ...
... turno.
Ringraziando la signorina, mi avviai verso l'ambulatorio ed entrando fui subito intontito da un forte odore di disinfettante, di quello che si usa per pulire le superfici, accompagnato da quel classico clima asettico che si trova nelle sale mediche, ed in ospedale.
Un ventilatore ronzava sonnolente avanti ed indietro, sbuffando un pò di aria quà e là ma che non rinfrescava sicuramente l'atmosfera, c'era una scrivania con affetti personali del dottore, un orologio ticchettava lo scandire dei secondi, il lettino sull'angolo vicino la finestra aveva un non so che di "accogliente", la tapparella della finestra era semi abbassata e questo creava una stanza semibuia, le uniche luci accese erano una abat-jour sulla scrivania del medico, e una torcia compresa di lente di ingrandimento, che si innalzava sopra il lettino tramite un braccio a molla.
Delgutì sommessamente... Iniziai ad essere nervoso.
"SCUSAMI! Eccomi qui!" sbottò il dermatologo di colpo alle mie spalle, "Accomodati pure intanto!" continuò a dirmi, uscendo da una stanza dietro di me.
"Dietro di me c'era una porta... e non me n'ero accorto!" pensai: "Devo calmare la mia paura dei dottori" continuai a pensare, ma feci ciò che mi aveva detto il dottore, e mi accomodai sulla sedia di fronte la sua scrivania.
Finito di fare ciò che lo teneva impegnato nell'altra stanza, il dottore tornò a passi ben decisi,
fece un giro dietro le mie spalle e si sedette alla sua scrivania.
Era un uomo sulla sessantina, capelli corti ...