1. Maggio è un mese senza frutti


    Data: 01/08/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: lewarcher, Fonte: EroticiRacconti

    Se la pioggia avesse compassione, sarebbe una maliarda seducente, una liquida ovatta sui vetri che separa il mondo dal languore in cui mi adagio. E se un uomo non fa i conti con se stesso, quando si trova solo è in grossi guai.
    
    Dormono, i ragazzi, nelle stanze. Il paralume ocra della lampada sul comodino distribuisce ombre fra le pieghe delle tende, nel vano dell’armadio (dove c’era un mostro, tanti anni fa), sui braccioli della tua poltrona con le calze e i vestiti di ieri.
    
    È l’una di domenica mattina, sarai di rientro e ti aspetto. Sono tornato da tre quarti d’ora, ho fatto in tempo a salutare Laura, che si lavava i denti. Luca, invece, dormiva, perché sono un padre di merda.
    
    Butto la giacca sulla madia per andare a pisciare. La piccola Madonna di ceramica precipita e rimbalza sul tappeto senza rompersi. Piscio a lungo osservandola mentre mi osserva. Lei fa il miracolo e riesco a centrare la tazza. La fisiologia assecondata fa sprizzare le scintille nel cervello, infatti divento all’improvviso ipersensibile agli odori: l’uccello, per esempio, sa un aroma tutto nuovo, un misto ferino e complesso di muco, sudore, saliva, urina, liquido seminale (mio) e umori vaginali (di Cristiana). Le ruote di una macchina scrosciando mi riscuotono. Mi tasto la barba che punge. Come un animale mi riaffaccio nella stanza con il cazzo e i coglioni di fuori, perché stasera voglio sradicarmi ogni residua dignità. Sbarazzarmi della camicia mi inebria. Disfo il letto dalla mia parte e mi ...
    ... lascio cadere di schiena in lenzuola pulite. La camera assomiglia a quella di un hotel, nel senso che sì, sono a casa, ma in fondo rimango per sempre un randagio.
    
    I fanali di un’auto scansionano il soffitto proiettandovi l’ombra dei tuoi fiori nei vasi. Mi sfibbio la cintura lentamente e tiro fuori dalla tasca il cellulare: 17 foto di Cristiana che farebbero sbiancare Bobbi Starr. Ho il cazzo in attesa. È morbido ma non addormentato, vigila al modo dei gatti con gli occhi socchiusi. E le palle pesano sul fondo dello scroto.
    
    Quando sento, giù all’ingresso, il rumore delle chiavi sono nudo. La casa silenziosa all’improvviso ti risponde, riconquisti i territori con ignara sfrontatezza, al volo si capisce chi comanda adesso qui… l’ombrello che tonfa dentro il portaombrelli, l’anta del guardaroba che sbatte col frusciare del soprabito, le scarpe ricacciate contro il muro con la rabbia che viene e che passa in un lampo. La pioggia ti fa incazzare come un ratto messo a mollo per la coda, sorrido immaginandoti. Ma intanto tu incominci a salire per la scala (i piedi da pantera silenziosi e inesorabili, il frusciare della gonna a ciascun passo più vicino): e il mio sorriso a un tratto si fa torbido e sugli occhi si aduna un cupo velo.
    
    Compari sulla porta. Ti seguo con lo sguardo mentre sfili dirigendoti alla sedia per spogliarti. Via il giro delle perle, l’anello, gli orecchini… tintinnano ammucchiandosi dentro il portagioie sul comò. Mi volgi le spalle, muovi i gesti come se ...
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