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Una mano in aiuto – Epilogo
Data: 27/07/2019, Categorie: Racconti Erotici, Etero Incesti Autore: enea, Fonte: RaccontiMilu
Nota dell’autore: Si conclude con questa terza e ultima parte il racconto tra Lea e Carlo, madre e figlio adottivi. Dopo una notte agitata un’inaspettata sorpresa, un’improvvisa svolta alle vite dei due protagonisti. Per contattarmi via mail scrivete a raccontidienea (chiocciola) gmail.com N.B. I protagonisti del racconto si intendono maggiorenni e consenzienti Buona lettura! Tornai in camera lasciando Lea in lacrime. Mi sentivo impotente, rabbioso per la bruciante sconfitta che mi soffocava dentro e fuori. Mi spogliai e mi misi a letto. Provai a ripercorrere quanto accaduto durante quei giorni in cerca di un motivo per rassegnarmi, per girare pagina e andare avanti. Ma l’unica immagine che continuava a girarmi ossessivamente in testa era quella di Lea con in bocca il mio cazzo che mi faceva venire, e poi ancora il suo corpo fantastico, che si impalava su di me, la sua voce che mi implorava di farla venire. Mi ritrovai a masturbarmi forsennatamente. Venni all’immagine di Lea su letto a gambe aperte che si spalmava la mia sborra sulla fica. Riuscito a trovare un attimo di pace, chiusi gli occhi, provando a dormire. Di tanto in quanto mi svegliavo con la sensazione di sentire Lea singhiozzare di là. E allora la confusione tornava nella mia testa. Mi rigiravo nel letto e finivo per pensare ancora una volta a lei, a come sarebbe stato fantastico vedere ancora una volta il suo viso sconvolto dal piacere dell’orgasmo. Alle prime luci dell’alba ero riuscito a ...
... prendere sonno. “Buongiorno campione…” – sentìi sussurrare Lea dolcemente all’orecchio In uno stato di semi incoscenza non risposi. Dopo un po’ una mano aveva iniziato a carezzarmi i capelli da dietro. Poi ancora la sensazione di strani movimenti del letto, come se qualcuno si stesse muovendo dietro di me e mi stesse spingendo in avanti per farsi spazio tra le coperte. Provai a mugugnare qualcosa, seccato da quell’improvviso fastidio. Notai un piacevole tepore sulla schiena. “…non dirmi che preferisci dormire invece di saltare addosso a quella fantastica donna che ti ritrovi in casa” – questa volta le parole di Lea provenivano da pochi centimetri dal mio orecchio. “Lea, ma che cosa…?” – mi girai quasi di scatto ritrovandomi il suo viso sul cuscino, a pochi centimetri dal mio. Lea si era messa sotto le coperte, nel mio letto, accanto a me. Negli occhi i segni di una notte passata a piangere. Mi sorrideva. “Ho pensato tanto stanotte…sai? A quelle cose che mi hai detto…a tutto quello che è successo tra di noi e…” Il suo volto era tornato serio. “…penso che tu abbia ragione. Sarebbe meglio che chiudessi la storia con tuo padre.” Mi sentìi gelare il sangue: Lea sarebbe andata via di casa e non avrei avuto più possibilità di conquistarla. Oltre ad aver perso la battaglia pensavo di aver perso anche la guerra. “Lea, io non…” – tentai di blaterare mentre la mia mente provava a trovare delle parole che potessero farla tornare sulle sue decisioni. Ma ...