Startrail con Dolomiti – 3
Data: 11/07/2019,
Categorie:
Erotici Racconti,
Racconti Erotici,
Autore: I racconti di William, Fonte: RaccontiMilu
... annunciò che stava per partire. Salimmo sui sedili posteriori, in quanto quello anteriore era occupato da una scatola di cartone dalle dimensioni sufficienti a contenere un forno a microonde, ma quando l’avevo vista spostare dall’uomo avevo intuito che non doveva pesare più di un paio di etti: verosimilmente era solo un circuito elettronico avvolto in fogli di pluriball, gomma e isolante, più un manuale per il montaggio scritto in tedesco e probabilmente tradotto in un italiano più simile al lituano. Il viaggio, che nella mattina aveva richiesto un paio di ore a piedi, in auto richiese solo un quarto d’ora di scossoni, sobbalzi e chiacchiere del meteorologo che, probabilmente, stava cercando di impressionare Emma con fronti di aria fredda, anticicloni e precipitazioni. Ma la spiegazione fu così noiosa che il mio interesse per il meteo passò in pochi minuti da un già scarso in precedenza a inesistente, facendomi ricredere riguardo alla noia che dovevo sopportare durante le lezioni pomeridiane di tre ore di matematica alle superiori. In più i sedili della jeep erano tutto fuorché comodi e sembrava che dovessimo prendere con le ruote ogni singolo, dannato buco e sasso presente nella strada sterrata. Quando finalmente scendemmo dal mezzo, mi sentivo ancora più stanco della mattina. – Che radio, per la miseria – dissi, quando la jeep ripartì nella luce arancione della sera. – E non ci ha nemmeno detto com’è il tempo domani – esclamò Emma, ponendosi lo zaino in spalla. Ridemmo ...
... alla sua battuta mentre ci rimettevamo in cammino. Il sole aveva già cominciato a scivolare sotto le cime a occidente e le ombre della notte ad inspessirsi negli avvallamenti. Le poche nuvole all’orizzonte si erano già ingrigite ad oriente, perdendo il rossore della sera. Fortunatamente, l’aria era ancora di un piacevole tepore, in cui echeggiavano i canti di qualche uccello e, di tanto in tanto, le strida di un rapace. Quando arrivammo in cima al pianoro e raggiungemmo il punto dove avevo dato un orgasmo in mattina alla ragazza, il sole era ormai un lucore ad occidente e la notte iniziava il suo breve regno quotidiano. – Temo che siamo arrivati troppo tardi – constatò Emma, con un pizzico di delusione nella voce. Mi tolsi lo zaino dalle spalle e lo posai a terra. – Tutt’altro: è ancora troppo presto – risposi. Lei mi guardò confusa, ma sembrò fidarsi sufficientemente per accettare le mie parole. Aprii la cerniera dello zaino e cominciai ad estrarne il contenuto. Presi un plaid e lo posi a Emma. – Per favore, stendilo in qualche posto un po’ comodo – le chiesi, poi cavai anche la lampada e il treppiede. Dischiusi quest’ultimo, allungandone le gambe e posandolo appena oltre il macigno dove avevo piazzato la ragazza per la foto che aveva causato tutto quello scalpore con la vippetta. Feci un paio di passi indietro, inquadrando meglio nella mente la scena, poi controllai la bolla della testa e regolai la lunghezza di uno dei sostegni per averla perfettamente dritta. Emma mi si ...