1. Il supplizio del muka badak


    Data: 20/04/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Xilia, Fonte: Annunci69

    ... vicinanza delle mie gambe scoperte creava un certo turbamento. E ricominciò.
    
    Davanti e dietro. Masturbata in quel modo implacabile, lasciandomi andare ai movimenti del mio corpo sperando venissero celati dalle oscillazioni dell’affollato mezzo pubblico, raggiunsi il primo orgasmo.
    
    Alla nostra fermata mi venne vicino e schioccandomi orgoglioso un bacio sulla guancia mi strinse una chiappa. Sentii chiaramente la sua erezione premermi contro.
    
    Il secondo orgasmo lo raggiunsi al bar. Rovesciai parte del cappuccino sul bancone che con l’altra mano tenevo saldo per cercare di star ferma. Un gruppetto di uomini al tavolo da biliardo si fermò per godersi la scena delle mie ginocchia che si muovevano languide.
    
    Prima del terzo orgasmo - raggiunto quasi due ore dopo sotto i portici mentre parlavo con un’ex-compagna d’università incontrata per caso e lui davanti a un negozio ci guardava riflesse nella vetrina e si divertiva a tener premuto tutti i tasti; le rispondevo con malcelato controllo che sì, stavo bene, molto bene e sentivo le guance in fiamme e qualcosa di caldo scendermi tra le cosce - mi spinse dentro ad un androne. Mi fece mettere le mani al muro. Mi sollevò la gonna, slacciò il cinturino ed estrasse il viso-di-rinoceronte. Pensai fosse finita e che mi avrebbe scopata lì, di schiena, invece ritirò fuori il flaconcino e versò altro olio sui corni. Li accese. Guardai con la coda dell’occhio il loro movimento osceno, finora lo avevo solo sentito dentro le mie ...
    ... intimità. Poi, mentre ancora si muovevano, me li infilò nuovamente. Questa volta il mio urlo fu più forte.
    
    Ci cacciò una signora urlando appellativi poco eleganti, ma forse appropriati, e minacciando di chiamare i carabinieri.
    
    Il quarto orgasmo arrivò inatteso quando ormai avevo deciso che il gioco era durato abbastanza. Ma per farlo finire occorreva far passare a lui la voglia. E, conoscendolo, c’era un unico modo.
    
    Riuscii ad attirarlo verso una panchina di un qualcosa che definire parco, malgrado il nome, mi sembra davvero esagerato. Un grosso cespuglio ci nascondeva dal passaggio principale. Mi concesse di farlo sedere, mi inginocchiai davanti a lui, gli slacciai i pantaloni e glielo tirai fuori: non ci sarebbe voluto molto. Lo presi in bocca e iniziai a lavorarmelo. Su e giù, senza fermarmi, massaggiando energicamente dove sapevo che avrebbe voluto. Guardandolo negli occhi. Facendogli vedere che piaceva a me farlo come a lui riceverlo quel pompino.
    
    Lui teneva nuovamente premuti insieme tutti i pulsanti. Si chinò su di me e mi sollevò la gonna sulla schiena, per vedere il suo oggetto piantato in me, vibrante. E io continuavo a succhiare, sempre più forte, lasciandomi finalmente andare a quella tripla penetrazione così tremendamente efficace.
    
    Gemevo, mi contorcevo sempre più eccitata, dando e ricevendo piacere, senza più alcuna inibizione. Lui mi esplose in bocca - intanto il ragazzino più coraggioso di un branco di giovinastri che c’aveva notato mi urlò “Puttana!” e ...