1. Il supplizio del muka badak


    Data: 20/04/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Xilia, Fonte: Annunci69

    “In italiano si traduce ‘viso di rinoceronte’.”
    
    Mi mostrò il suo ultimo acquisto in rete. Era formato da due protuberanze falliche, una di dimensioni medie e l’altra più piccola, “grande come il mio medio”, mi fece notare; entrambe, ricurve, formavano un corpo unico con una base sottile e lunga che mi ricordò un assorbente molto sottile. L’uso era evidente.
    
    Alle due estremità della base partivano due laccetti dello stesso materiale plastico che si dividevano in modo da formare una sottile cintura, una sorta di micro-perizoma per evitare la fuoriuscita dell’oggetto dalla sua doppia sede, che presto, intuii, sarei stata io.
    
    Si guardò intorno; sul marciapiede pochi passanti e per strada poco traffico. Se ci fosse stato qualcuno affacciato a una delle tante finestre delle case non ci badò. Mi sollevò dai fianchi la gonna corta e mi abbassò gli slip fino alle caviglie. Tirò fuori da una tasca un flaconcino di olio da massaggio, lo aprì e lubrificò il viso-di-rinoceronte. Poi mi sollevò nuovamente la gonna e facendomi divaricare leggermente le gambe spinse con delicatezza l’oggetto nel mio corpo, contemporaneamente davanti e dietro. Emisi un gemito. Sarebbe stato il primo di una lunga serie.
    
    Mi allacciò in vita il cinturino, mentre un ragazzo ci osservava perplesso dal marciapiede opposto. Mi sfilò le mutandine e le appese ad un cancello. “Queste per oggi non ti serviranno”.
    
    Tirò fuori dalla stessa tasca un piccolo telecomando con tre pulsanti colorati.
    
    “Questo ...
    ... è il pulsante rosa.” Lo spinse ed il cilindro anteriore iniziò a contorcersi silenziosamente nel mio ventre. Sussultai. L’effetto era strano.
    
    Era meglio di molti falli veri che avevo conosciuto.
    
    “Questo è il pulsante rosso.” Anche il cilindro posteriore inizio a muoversi, ed io con lui. La mia mano si portò istintivamente all’inguine.
    
    “E questo è quello viola.” Qualcosa cominciò a vibrare contro il clitoride, insistentemente. Mi scappò uno stupido urletto. Lui rise, aspettò qualche secondo divertito dai muscoli delle mie gambe che si contraevano senza che riuscissi a fermarle, poi spense tutto, mi prese la mano e ci incamminammo verso la fermata dell’autobus.
    
    Prima dell’incrocio mi disse d’aspettare qualche secondo. Girò l’angolo e raggiunse le altre persone in attesa. Si appoggiò al muro con la mano - e il telecomando - in tasca. Li raggiunsi anch’io e, vedendo che fingeva di non conoscermi, mi misi accanto al cartello della fermata, dandogli le spalle.
    
    Improvvisamente sentii dentro l’intestino ricominciare la danza. Cercai di mantenere la calma e il contegno.
    
    Mentre una signora mi chiedeva come arrivare in piazza dell’Unità, accese anche la vibrazione.
    
    “N-non lo... so. Mi... mi spiace...”
    
    “Si sente male signorina? È diventata tutta rossa.”
    
    “Non si preo... preoccup-i...” Fui salvata dall’arrivo dell’autobus. Mi concesse una tregua per salire. Lui si sistemò in uno dei sedili in fondo, io mi fermai in piedi rivolta verso un pensionato a cui già la ...
«123»