1. Sono la persona che rimugini


    Data: 06/04/2019, Categorie: Lesbo Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ‘Non sono lesbica’. Lei lo aveva decisamente affermato, continuamente sostenuto e in ultimo fermamente scritto imprimendolo al centro del foglio, dove si era fermata al momento d’aggiungere il punto interrogativo cercando di consolarsi rincuorandosi nel migliore dei modi.
    
    Era davvero quella la domanda che voleva in definitiva porsi? Che cosa provava nei confronti delle donne e di quel complesso, artificioso, macchinoso e multiforme universo femminile? Lesbica, già, per quell’insospettata definizione lei si riempiva la bocca di molte risposte, perché soltanto esprimerlo e pronunciarlo avrebbe discolpato giustificando tutti quegli attriti e quelle tensioni che non riusciva a capire, pensando oltremisura che almeno le avrebbe dato un buon alibi per continuare a vivere, facendo finta di niente o preferibilmente con niente per cui fare finta. Non che le occorresse giustappunto trovare un’appartenenza, un’aderenza mistica a un gruppo definito né tanto meno avesse quel sentore d’un qualsiasi amore in vista, no, niente di tutto ciò, poiché non era mai stata affascinata né stregata da una donna, dal momento che non aveva mai provato attrazione né richiamo né fascino per nessuna di esse, tenuto conto che era solamente per l’allontanamento e per l’esclusione che si poneva quella domanda o forse per correttezza e perfino per onestà.
    
    Iniziò a tal punto a guardarsi allo specchio, che nel frattempo aveva sistemato sulla scrivania davanti alla tastiera, in questo modo poteva guardarsi ...
    ... e continuare a scrivere. Che cosa stava cercando? La massa di capelli neri a contorno del suo viso, con una forma ovale regolare da dove risaltavano gli occhi. Lei avrebbe voluto scrivere pagine intere sui suoi occhi, sulla luce che prendevano o come si modificavano nello sguardo, assottigliandosi o aprendo a seconda dei casi l’orizzonte, tutto questo però non era importante, le sue rughe erano in ogni caso considerevoli e di gran peso. In quell’occasione portò le mani sulle guance e tirò la pelle del viso, così si riconobbe poco più che ventenne, tendendo con i due medi anche le palpebre leggermente fiacche sopra gli occhi, eppure sapeva benissimo che a vent’anni non era così, non avrebbe nemmeno saputo precisare in che cosa, ma sapeva d’essere completamente e radicalmente diversa. C’era la gioventù che non aveva bisogno di temperamento, che giustificava motivando i gesti disarmonici e stonati del corpo immaturo, la bellezza era proprio in quell’immaturità e in quella precocità messa in mostra nella pelle fresca e tirata, senza ancora una tangibile storia che avesse lasciato le tracce.
    
    Gli anni in verità le avevano segnato il corpo scavandoglielo, i fianchi una volta rigorosi e stretti erano divenuti profondi e riservati, il rilievo della pancia definito spifferava tradendo immancabilmente le sue gravidanze con le cicatrici dei parti cesarei, quel confine invalicabile e proibito tra il suo essere donna e poi madre. Perché, nella vita di una donna ci sono confini e limiti ...
«1234»