Soluzione anomala
Data: 14/01/2019,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
Riconsiderando ancora oggigiorno la vicenda, ragionando e riflettendo bene su quanto accaduto, seppur sforzandomi, non riesco a memorizzare con precisone come s’approfondirono espandendosi in definitiva quelle vicissitudini tra noi due, rischiando persino che ci licenziassero in tronco. In quella circostanza, infatti, rammento solamente che eravamo in attesa che terminassero le sue mansioni lavorative, considerato che apparivano non scorrere mai. Io lo avevo accompagnato per non restare da sola a casa sua, un’abitazione che avevo appena conosciuto, perché si potrebbe tranquillamente proclamare che eravamo due completi estranei, se non fosse per i numerosi messaggi di posta elettronica e per le molteplici telefonate che ci avevano tenuti attaccati l’uno all’altro per svariate ore.
Lui lavorava a rilento, s’adoperava con flemma, a volte s’avvicinava e mi baciava, dal momento che il primo bacio era avvenuto in una sozza stazione centrale, peraltro con la contestazione quel giorno degli operatori delle pulizie e per di più sotto un sole più che torrido, là in quel posto, entrambi ci eravamo baciati come se non ci fosse stata nessun’altra opzione, adesso che ci ripenso quel bacio in verità non mi è piaciuto per nulla. A ben vedere, non è che lui mi piacque proprio subito, malgrado ciò quelle ore trascorse lavorando, squadrandolo mentre muoveva quel fondoschiena, l’avevano fatto diventare da una semplice iniziale avventura a un vero e proprio definitivo desiderio erotico. Io ...
... lo osservavo districarsi tra i macchinari e vagheggiavo di farmi scopare lì, con il lampante rischio che qualcuno arrivasse e ci scoprisse in quel movimento atipico, contrastante e incontrollato.
Io non smettevo di pensarci, m’immaginavo d’essere scagliata contro un macchinario, durante il tempo in cui lui mi scopava con coercizione e con veemenza, dopo se provavo a cambiare i pensieri, ecco all’istante tutto si ripresentava in maniera facinorosa e incontenibile. Ero proprio inevitabilmente condannata a pensarci, perché non riuscivo a smettere di squadrargli le chiappe e quelle labbra che ogni tanto mi baciavano, scandendo il tempo mancante durante il tempo in cui saremmo finiti finalmente nella sua accogliente alcova. Il desiderio cresceva dentro lui e dentro me, partiva dalle gambe, saliva fino alla fica infuocandola, mentre il bollore giungeva alla testa facendomi perdere il senno e scompaginandomi oltremisura.
A un tratto sentii le sue mani sui fianchi e la sua bocca sul collo che mi riferiva di seguirlo. Ci dirigemmo nella postazione dei computer, dove il singolare sguardo importuno e indelicato era unicamente una telecamera, che fu nonostante ciò agevole da evitare. Fu infatti lì dentro, che iniziamo la nostra relazione sessuale. In fondo dopo qualche mese finimmo nel volerci bene sul serio, anzi, lui mi riferiva enunciandomi addirittura d’amarmi, tuttavia la nostra era iniziata così, semplicemente come una relazione sessuale, perché lui era uno di quegl’individui ...