1. La Danza


    Data: 27/12/2018, Categorie: Erotici Racconti, Etero Sensazioni Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    I tamburi suonano, il ritmo perfetto dei battiti scandisce la notte, i fuochi illuminano la scena. Sento odore d’incenso. Qualcuno l’ha acceso. Cammino piano. Non ho fretta. Non ho motivo di averne. Il mahamandala é dipinto sotto i miei piedi nudi, sento il freddo della roccia e l’energia della terra. I tamburi continuano a suonare, un ritmo lento, ossessivo. Mi lascio avvolgere dalla musica. Ti guardo. Nei tuoi occhi colgo la stessa felicità. La stessa consapevolezza. Anche tu, come me, assapori questo momento. Sei ancora distante da me, ma il solo vederti mi dona gioia. La tua pelle scura diviene bronze alla luce delle fiamme, é coperta di tatuaggi, scritte ancestrali, antiche e incomprensibili ai più. La mia pelle bianca, schiarita dalle fiamme, mostra i miei tatuaggi, immagini e motivi altrettanto criptici a chi non sa. I tuoi capelli, neri come l’ala del corvo, sono raccolti in una treccia che ti arriva alle reni. I miei, castani, sono liberi, e tremendamente ribelli a ogni forma di disciplina, sono più corti. Il tuo viso é bellissimo, i tatuaggi sulle gote non fanno che impreziosirlo, gli occhi verdi che hai si tuffano nei miei occhi castani, occhi che hanno visto molto. I tamburi cambiano ritmo. Piano piano, cominciamo a muoverci. Ancheggiamo sul posto, lentamente. Come me, anche tu vesti solo una sorta di pareo, che per te é annodato appena sopra il seno, mentre per me é annodato all’altezza delle reni. Ancheggiamo e saltelliamo. L’incenso si dirada. Sento il tuo ...
    ... odore, il profumo di una donna. Mi accorgo che sto avendo un principio di erezione. Il pareo non lo nasconderà. Ma, sorprendentemente non me ne curo. È naturale. Nessuno potrebbe semplicemente restarti indifferente, e fingere non servirebbe. Tu lo sai e anche io. Il tuo pareo é bianco, il mio é nero. Perfetta dualità, in rapporto al colore della nostra pelle e a noi. Balli con me, agitandoti piano, come cerco di fare io (ben conscio di non essere un gran ballerino, per di più). Balli con il viso sorridente. I tamburi rullano un ultimo assolo, poi tacciono. Ci fermiamo. Immobili. Le braccia distese lungo i fianchi, occhi negli occhi. I miei nei tuoi e i tuoi nei miei. Sto inspirando, e tu espiri. Stai inspirando e io espiro. Simbiosi. Tutto il resto perde di significato. Freddo, caldo, sensazioni esterne, tutto diviene piatto. E rimani tu. I tuoi capezzoli s’intravedono, tendono la stoffa del pareo. Il mio sesso s’inturgidisce creando una protuberanza evidente nel tessuto del mio. Non ha importanza. In questo momento so che non ne ha. Il biasimo e il perbenismo non hanno luogo qui, non sono graditi, ma neppure lo è l’eccessiva sessualità, la brama animalesca. Non siamo qui per questo. Ti guardo. Mi guardi. Inspiro, espiri. Espiro, Inspiri. Piano, lenta. Poi parliamo, all’unisono. -Ti accetto. Ti accolgo. Ti onoro. Onoro la divinità in te.-, parole in lingue antiche, parole semplici ma così potenti da essere lenitive, balsamo per le ferite dell’animo. Ti osservò. Facciamo un passo, ...
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