1. Una poltrona per due


    Data: 03/12/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: Michellerimini, Fonte: Annunci69

    ... verga ormai dritta e che puntava decisamente sull’elastico delle mutandine. Scendevo ancora finche il cazzo, con uno scatto rapido, fuoriusciva e si piantava dritto sul mio ventre. Allora mi toglievo le scarpe e le calze, prendevo uno sgabello, vi salivo così che la mia testa non si vedesse nello specchio e fingevo che il corpo che vedevo davanti a me fosse di un’altra persona. Che magnifico spettacolo. L’altro, di fronte a me, per il piacere di vedermi nudo, aveva il cazzo dritto, come il mio, ed io, per il gusto di vedere lui, altrettanto avevo l’uccello in volo.
    
    A questo punto riprendevo ad accarezzarmi il petto e i capezzoli, poi mi mettevo di fianco e mi accarezzavo le chiappe mentre il mio dirimpettaio faceva altrettanto. Come lo desideravo! Avvicinavo lo sgabello allo specchio, premevo i miei capezzoli sulla superficie come se avessi il contatto di un abbraccio. Finalmente mi toccavo la minchia, la palpavo e ammiravo il mio partner che faceva altrettanto. Il mio e il suo bastone erano già scappellati, tesi pronti a godere per la sega che stavo per farmi. Passavo la mia mano su quella che, per me, è una bellissima verga; la facevo andare su e giù lentamente, a volte muovendo la mano e molte volte, tenendo la mano ferma, muovendo il bacino come se stessi fottendo il mio compagno, dando dei colpi avanti/indietro come nella più bella inculata che vivevo nella mia fantasia. E così godendo, felice, arrivava il momento in cui il godimento raggiunge il culmine. Sentivo ...
    ... tutta la spinta, il tremito, lo spasimo del cazzo arrivato al culmine della goduria e, con un ultimo colto, me lo facevo sborrare in mano ed una parte, sullo specchio come se l’avessi dato in omaggio al mio partner virtuale.
    
    Un po’ ansante mi piegavo verso lo specchio e con la lingua raccoglievo le gocce di sperma che avevo lanciato in precedenza.
    
    Tutto questo fino a che è capitato quel giovedì.
    
    Un pomeriggio sono andato al cinema. Una multisala. Il locale più piccolo, avrà avuto sessanta posti. Non ricordo il titolo del film. So che il posto prenotato era in ultima fila. C’era poca gente e nessuno nella mia fila. Ero seduto quando è entrato un ragazzo, sui diciotto anni. Se è fermato un momento sull’ingresso, come per vedere dove andare, e poi si è diretto con decisione alla mia fila. E’ entrato ed io mi sono alzato per lasciarlo passare. Passandomi accanto, molto lentamente, ha posato la sua mano destra sulla mia patta e si è soffermato, accarezzandomela, poi ha girato la faccia verso di me e mi ha sorriso, si è seduto proprio nel posto accanto a me. Aveva in mano il biglietto d’ingresso ed ho potuto vedere che il suo numero non era quello del posto che occupava adesso. In quel momento lui ha fatto cadere il biglietto e, chinandosi per raccoglierlo, si è nuovamente appoggiato alla patta sentendo stavolta un certo rigonfiamento causato dalla strusciata precedente. E’ rimasto chinato un po’, ispezionando e palpando con la sinistra, si è rialzato, ha mormorato un “Scusi” ...