1. Una poltrona per due


    Data: 03/12/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: Michellerimini, Fonte: Annunci69

    Avevo quattordici anni circa, anche se il mio fisico magrolino e i miei tratti somatici ne dimostravano meno. Da qualche tempo avevo scoperto il piacere di farmi le seghe e non passava giorno che non me ne facessi almeno una.
    
    Mi piaceva moltissimo menarmi l’uccello. Quando, a volte, immaginavo il momento in cui l’avrei preso in mano per menarmelo lentamente, lo sentivo indurirsi immediatamente negli slip.
    
    Avevo un’erezione rapida e in quegli attimi, sentivo la mia verga che stava terribilmente stretta nelle mutandine slip.
    
    Mi piaceva guardarmi il cazzo. Per me era fantastico. Bel grosso, con una cappella rosa violacea e il contorno dei peli, lungo giusto per debordare dalla mia mano; insomma godevo anche al solo vederlo.
    
    Desideravo tanto condividere questa mia felicità con qualche altro ragazzo che la pensasse come me, ma avevo paura. A scuola tutti i miei compagni si vantavano delle loro conquiste presso le ragazze. Parlavano solo di figa e di tette. Si vantavano di aver scopato questa o quella o di averne sverginata qualcuna, mentre io, ascoltandoli, me li immaginavo nudi, di fronte a me col cazzo dritto mentre io mi spogliavo e mi mettevo altrettanto nudo e col mio uccello in volo, di fronte a loro.
    
    Un uomo nudo è bellissimo. Mi sarebbe piaciuto avvicinarmi al mio lui, toccargli i pettorali, accarezzargli i capezzoli e poi scendere con le mie mani sempre più giù fino a raggiungere il paradiso proibito, il giardino dei peli da dove, al centro, prende il volo, ...
    ... indurendosi come l’acciaio, il più bell’uccello della natura: IL CAZZO.
    
    Avrei voluto così, stendermi con uno di loro, abbracciarlo, baciarlo e baciare il suo cazzo turgido; farmi baciare da lui, farmi palpare le chiappe, farmi mettere un dito nel buco del culo e poi sentire la sua mano vogliosa che prende in mano il mio cazzo e lo accarezza …
    
    Ero sicuro che qualche altro ragazzo la pensasse come me ma avevo troppa paura a rischiare un rifiuto e, de quel momento in poi, un marchio.
    
    Data la mia età, non potevo certo acquistare in edicola riviste per uomini, che vedevo semi esposte e mi attiravano continuamente, scatenando la mia fantasia, né tanto meno potevo presentarmi alla cassa di un cinema a luci rosse.
    
    Così mi accontentavo di un surrogato. Quando i miei genitori si allontanavo e mi lasciavano solo in casa per un po’ di tempo io, mi lanciavo in stanza da letto, dove c’è uno specchio ad altezza persona. Davanti allo specchio iniziavo un lento spogliarello, Iniziando dalla maglietta guardavo con piacere i miei capezzoli e il mio petto che a me pareva ben sagomato. Me lo accarezzavo, mi accarezzavo i capezzoli ed avevo imparato anche a stringermeli, scoprendo il piacere che segue al dolore. Poi, col cazzo che sentivo già duro dentro i miei slippini e che chiedeva prepotentemente di uscire per erigersi in tutta la sua virilità, mi toglievo i pantaloni e poi, sempre guardandomi nello specchio, mi calavo gli slip che non volevano scendere perché trattenuti dalla mia ...
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