1. Dovere signora….


    Data: 01/11/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: pennabianca., Fonte: EroticiRacconti

    Mi chiamo Mario, ho trentadue anni e non sono sposato. Vivo in una grande città, dove svolgo il lavoro di autista privato, per conto di una compagnia che noleggia vetture di lusso con conducente. Dopo la famosa, quasi totale abolizione delle così dette auto blu, il mio lavoro è aumentato in maniera esponenziale. Sono tante le persone, di ogni età, che preferiscono spostarsi avendo uno che si deve occupare della guida, mentre loro fanno mille altre cose.
    
    Di vicende strane, ne capitano con una certa frequenza: a volte li senti parlare di questo o quello, ma io mi faccio sempre i fatti miei; non sento, non vedo e non parlo. Uno dei fatti più curiosi è stato quello dove un tizio si è fatto spompinare dalla segretaria, per potersi recare eccitato a casa dell’amante.
    
    «Per piacere, finisci tu: scopala che si è scaldata anche lei; mi spiace lasciarla così.»
    
    Mi ha chiesto quando è andato dalla sua amichetta, lasciando la tizia in auto, a cosce aperte e senza mutandine. Non mi son fatto troppi scrupoli e le ho sfondato per bene sia il bel figone che si ritrovava, sia il meraviglioso culo, riversandole dentro tanta sborra.
    
    La tipa mi ha pure ringraziato per il sevizio ricevuto, cui ho risposto:
    
    «Dovere signorina!»
    
    Da qualche tempo, fra le nuove clienti ve ne è una davvero speciale.
    
    La signora Flavia: decisamente un gran bel pezzo di gnocca!
    
    Alta, corpo slanciato, terza abbondante di seno, occhi scuri, come i capelli. Sempre molto elegante, indossa gonne e calze ...
    ... auto reggenti, con tacchi da infarto. La sua bocca ampia e con labbra carnose, ti stimolano ad infilarglielo al solo guardarla. Ha subito la sospensione della patente, perché ha fatto un casino enorme. Ha avuto un terribile incidente, contro una vettura delle forze dell’ordine, mentre erano ferme a fare un posto di blocco. Lei, presa da mille pensieri, tre cellulari e un tablet, nemmeno se ne era accorta.
    
    Ha tanti soldi; possiede una o forse più catene di negozi di abbigliamento, sia di intimo che prêt-à-porter, e spesso si deve spostare da un negozio all’altro e, per questo, si è rivolta a noi. La prima volta che ho ricevuto l’incarico di portarla in giro per il mondo, mi ha impressionato il suo modo di fare. Durante tutto il tragitto, non ha fatto altro che parlare al telefono e scrivere sul tablet, poi, giunti a destinazione, mi ha solo chiesto di attendere, che sarebbe tornata subito.
    
    Il suo subito, per l'esperienza fatta, è di non meno di due ore.
    
    Per alcuni mesi, sono sempre stato assegnato a far da autista a lei, tranne una volta che è andato un collega più anziano e lei ha subito reclamato, dicendo che si sentiva più tranquilla con me. La cosa mi ha lusingato non poco.
    
    Una sera mentre la porto a casa, mi chiede come poter fare per andare ad un ricevimento, sapendo che io, per legge, non posso guidare per più di un certo numero di ore.
    
    «Sarei disposta a darti una lauta mancia, ma non voglio metterti in difficolta.»
    
    Mi dice in tono suadente, che mi fa ...
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