1. Per Natale mio figlio ci porta a casa la sua ragazza (parte II)


    Data: 16/10/2018, Categorie: Erotici Racconti, Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Autore: Pensieri_Osceni, Fonte: RaccontiMilu

    ... Sei una laureata, lavori per una grossa azienda, hai indipendenza economica e culturale eppure hai un comportamento così remissivo. Sei timida, parli a voce bassa come avessi paura di disturbare sempre. Stai a testa china e sguardo basso. Sono giorni che impazzisco dalla voglia di dominarti!”
    
    L’ho afferrata per la gola mentre con l’altra mano le ho abbassato la tuta e palpato spudoratamente il culo.
    
    Mentre le leccavo l’orecchio le ho sussurrato:
    
    “Hai visto come mi adora Andrea? Sono il suo idolo fin da quando era piccolo. Stravede per me, e posso convincerlo di tutto, anche che non sei adatta per lui; che è meglio se vi lasciate. E credimi, ne sono convinto che tu non sia alla sua altezza. Ma se ti sottometti a me farò in modo che mio figlio non pensi mai di farlo.”
    
    Le accarezzavo la guancia e la leccavo. Sono arrivato alle sue labbra e poi le ho infilato la lingua in bocca, con la forza. Le ho frugato l’interno, ho succhiato la sua lingua avidamente e intanto ho infilato le dita nella fica che si faceva più stretta e bagnata. Anche le sue tette meritavano una solenne palpata, gliele ho tirate fuori allargando lo scollo del maglione, mi sono messo dietro di lei addossando il bacino al suo, le ho fatto sentire il mio gonfiore strusciandolo da sotto i pantaloni alle sue chiappe scoperte e le ho tastato le mammelle morbidi, ordinandole di lasciarle pendere.
    
    “Ora riprendi a lavorare l’impasto. Deve venire proprio un bel dolce.”
    
    Mi sono inginocchiato, con i denti ...
    ... ho pizzicato il bordo elastico delle mutande e gliel’ho abbassate, poi ho affondato la faccia nelle sue chiappe soffici. Mi ci sono strofinato muovendo il volto a destra e sinistra, godendomi tutta quella oscena morbidità. Ho spinto la lingua nel solco, leccando su e giù poi ho saggiato il bordo del buchino prima di infilarcela dentro.
    
    “Anche il tuo culo è tutto da impastare… Che goduria.”
    
    Così dicendo ho lasciato pendere le sue poppe da vacca mettendomi a palparle il culo. Le ho divaricato i glutei allargandole l’orifizio e agevolando le leccate. Ho dato leccate di gusto nel suo condotto umido e osceno.
    
    “È anche piacevole da leccare, il tuo buco. Andrea non si permetterebbe mai di osare questo. Non si concederebbe mai un simile piacere. Vero?”
    
    “Sì.”
    
    “Sì, e poi?” Ho pizzicato forte i suoi glutei lasciandole un segno rosso, lei ha sussultato, correggendosi immediatamente.
    
    “Sì, signore!”
    
    Ho ripreso ad affondare il volto nelle sue chiappe e a leccarla spudoratamente. Ci stavo prendendo sempre più gusto e ho afferrato forte i suoi fianchi, sono arrivato alla fica che ho tempestato di leccate e l’ho sentita gocciolarmi in bocca.
    
    Ero in apnea, mi sono staccato e ho ripreso fiato. Ero inebriato dei suoi umori ma anche e soprattutto dal dominio su lei e sulla situazione tanto torbida.
    
    Maria intanto affondava nervosamente le dita nell’impasto. Lo sguardo incredulo e l’affanno per il godimento provato. Non riusciva a credere a cosa le avevo fatto, però aveva ...