La cugina, non si può non amarla nell'atto d'incularla
Data: 16/10/2018,
Categorie:
Incesti
Autore: Vergini Villane sodomizzate, Fonte: EroticiRacconti
Quanto poteva durare l’inculata della cugina? Dieci minuti? Cinque? Erano passate due ore, tre, al massimo, da quando l’aveva stretta forte a sorpresa in aeroporto, appena incontrata agli arrivi internazionali, e già i due metri di cazzo rovente e i tre metri di cappella incandescente di Giampaolo Maria Sarrantonio scivolavano dentro l’ampolla rettale di sua cugina Roberta, agevolmente, molto agevolmente, come se fossero state sottilissime supposte di glicerina. Spingeva dentro e fuori, lentamente, dentro fino in fondo, e lei era contenta, era felice, e godeva, e più ripensava a suo marito, che dal suo punto di vista non era cornuto, perché era suo cugino che la stava inculando, e più si eccitava.
Suo marito non l’aveva mai inculata, mai. Lei gli aveva succhiato il cazzo nero circonciso, tante volte, quello sì, del resto, le faceva anche tenerezza, un ragazzo giovane, un giovane ingegnere che lavorava in mezzo ai tubi degli oleodotti nel deserto, un arabo, uno che si era formato in scuole solo per maschi, uno che, se voleva scopare, doveva essere abbastanza ricco da comprarsi una moglie, uno che, in poche parole povere, la figa la vedeva solo col binocolo. Le faceva anzi pena, più che tenerezza. Quando mai potevi pensare che quel ragazzo si fosse fatto fare un pompino, prima di sposarsi con Roberta Sarrantonio? E così lo aveva fatto felice, succhiandogli il cazzo nero circonciso, proprio fin dalle prime volte che si erano incontrati, leccandogli tutto, anche lo scroto ...
... gonfio e liscio, privo di zigrinature, di rughe, tanto che era gonfio, e facendo sicuramente meglio dei suoi compagni di classe, maschi, (quando si succhiavano i cazzi a vicenda, nei cessi della scuola, durante la ricreazione) visto che la figa non la potevano vedere se non comprandola. In Arabia scopavano solo i ricchi, a meno che uno non fosse stato furbo abbastanza da agganciare un’italiana, affamata, cretina e puttana, come Roberta Sarrantonio.
La donna italiana non c’era bisogno di comprarla e, anzi, era pure disposta a lavorare a sua volta, dopo sposata. In ogni caso, il cazzo di suo cugino Giampaolo era molto più grande, e più bello, di quello di suo marito, e vabbè, per forza, era suo cugino, era sangue del sangue suo, e poi NON era circonciso, viva-dio, una fava calda con la buccia, tutta da gustare, da succhiare con il culo e con la bocca.
Si era proprio annoiata, 6 mesi in Arabia a stare dietro ai bambini e a succhiare sempre lo stesso cazzo circonciso, la banana che non si sbucciava, il cazzo nero di suo marito, con sotto uno scroto gonfio da non distinguere la presenza di due palle staccate, e la sborra densa, spessa come ricotta. Che noia, che palle!
Le elucubrazioni di Roberta non la distraevano affatto dal godimento dell’inculata di quel momento, tutt’altro, e si menava il clitoride con la mano destra, lasciandosi andare sempre di più e, anzi, girando la testa, per quanto poteva, verso di lui, per vederlo mentre godeva e la possedeva, mentre le prendeva ...