Ritorno in Trinacria
Data: 09/10/2018,
Categorie:
Etero
Incesti
Autore: PrecumKing, Fonte: RaccontiMilu
... capriccio, una curiosità che entrambi siamo stati abbastanza stupidi da esaudire” finisce lei la frase per me. “Questo non toglie che abbiamo sbagliato, e di grosso. Se trovi una soluzione migliore della mia, dimmela. Nel frattempo mi terrò alla larga, e in aeroporto ci andrò con l’autobus.” Le parole di Naty sono gelide, e mi lasciano basito e amareggiato. Decido però di assecondare la sua decisione, e per tutta la giornata, pur condividendo i pochi metri quadri della stessa casa, io e lei siamo come a chilometri di distanza, ognuno assorto nelle proprie occupazioni. “Ho finito di fare le valigie,” la voce di Naty, bassa e vellutata, mi raggiunge fluttuando sull’aria afosa, dopo diverse ore. “Allora vai via adesso?” chiedo, senza voltarmi. “Stavo pensando che magari potrei accettare quel passaggio, se l’offerta è ancora valida.” Mi giro sulla sedia e la guardo per qualche secondo: Naty indossa un paio di scarpe da tennis bianche, jeans e una normalissima maglietta. Niente trucco e niente acconciature particolari. Completano il quadro una sacca di tela sulle spalle e un trolley al suo fianco. Non trovo nulla di opportuno da dire, e in più sospetto che qualsiasi osservazione facessi, non migliorerebbe la situazione, anzi. Senza aggiungere nulla mi alzo, le sfilo il trolley di mano, prendo le chiavi di casa e quelle della macchina e le faccio cenno di uscire. Il tragitto in macchina fino all’aeroporto si svolge perlopiù in silenzio: non è un silenzio ostile, anzi alle poche ...
... frasi e domande di circostanza che ci rivolgiamo a vicenda, rispondiamo ciascuno in modo tranquillo, magari un po’ rigido, ma per fortuna nessuno dei due ostenta quella cordialità che, in circostanze simili, è solitamente indice di un risentimento o disagio che cova nell’intimo. Una volta scesi dall’auto, la solita, noiosa trafila per imbarcarsi attende Naty. “Mi ha fatto piacere vederti. Chiama quando arrivi a Milano. E ricordati che per qualsiasi cosa sono qui. Chiamami quando vuoi, senza farti problemi.” “Sì, ha fatto piacere anche a me”, risponde lei, anche se i suoi occhi fissano i miei soltanto di sfuggita. Poi, di scatto, mi stringe in un abbraccio. La stringo a mia volta, e l’amore fraterno si incrina leggermente quando sento le rotondità del suo corpo aderire al mio. Affondo il volto nella sua spalla, e aspiro profondamente il suo odore, accarezzandole i capelli. Inaspettatamente, Naty fa lo stesso con me. “Mi raccomando”, sorride mentre mi ammonisce per scherzo, come un genitore preoccupato per un figlio un po’ troppo discolo. “Dovrei essere io a raccomandarmi a te”, replico, facendole l’occhiolino. “Figuriamoci!” sbuffa lei. Afferrare il trolley, issarsi la sacca sulle spalle, voltarsi e incamminarsi verso l’area controlli è un tutt’uno. Rimango a osservarla da dietro la transenna finché non passa oltre il metal detector. Sto per avviarmi verso l’uscita quando Naty si volta, agitando il braccio steso in un saluto, e facendo il broncio come quando eravamo piccoli. ...