1. Una beata espressione [Autobiografico]


    Data: 21/09/2018, Categorie: Etero Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    La dura e faticosa salita spezzava troncando definitivamente il fiato, la valigia avanzava con fatica sul selciato, nel momento in cui il sudore mi colava dai capelli. La calura del tardo pomeriggio del sole, per di più inclinato all’orizzonte, maltrattava tormentando abbondantemente le pupille dilatate dalla fatica, visto che io ero ormai sull’orlo dell’abisso, quando finalmente battei la testa contro il portone. In quel preciso istante crollai maledicendo e scomunicando tutto e tutti, prima di tutto e in special modo chi m’aveva costretto imponendomi quella forzata vacanza, perché l’ottusa insistenza di mia cugina assieme al suo petulante e stolto marito, avevano insistito benevolmente intestardendosi oltremisura con mia madre affinché mi portassero con loro nell’ex Jugoslavia, l’odierna Croazia per l’appunto. A ogni buon conto ero già lì, un diciannovenne stralunato e palesemente stravolto dalla fatica davanti al portone d’una piccola pensione arroccata sul colle prospiciente il porto. La brusca e inattesa testata contro il portone svegliò d’improvviso dalla siesta pomeridiana il titolare dell’albergo, il quale una volta compreso che eravamo italiani ci comunicò senza troppo dispiacere né rammarico alcuno che la pensione era ormai al completo. Fu solamente dopo lunghe intromissioni e costanti mediazioni, poi soprattutto grazie all’intervento dell’energica e decisiva signora Malike, l’amabile dolce moglie dell’oste, che come per incanto apparirono disponibili e ...
    ... utilizzabili un paio di stanze. Soltanto in seguito, infatti, noi comprendemmo la causa, l’effetto e il motivo di quell’astio e di tanto rancore manifestato nei nostri confronti, perché fece effettivamente male procurandoci un enorme tormento al cuore, individuare e riconoscere l’elmetto piumato dei bersaglieri scolpiti sul monumento che richiamava alla memoria una strage, un’esecuzione di massa compiuta ai danni di disarmati e d’inermi cittadini dell’isola da parte delle truppe d’occupazione italiane. Italiani brava e valida gente, si proclamava e si raccontava all’epoca. Dejan ci fece frattanto accomodare accompagnandoci nelle stanze, dato che io ne avevo una tutta per me, mentre il bagno era in comune, così dopo una doccia trascorsi il pomeriggio in camera per rifiatare e per riprendermi dalla sfacchinata e dal male alla testa. La sera, per cena invece, eravamo tutti sotto un ben curato e altrettanto splendido pergolato di vite rampicante. Il popolo della pensione era di quel genere che in quell’occasione si definivano i ‘figli dei fiori’, visto che oggi diremmo alternativi e difformi, giacché provenivano da tutta Europa, dal Belgio e dall’Olanda in special modo. Lei era lì, di lato, un po’ in disparte sotto un fico, però da sola. Era bellissima e deliziosa, un vero incanto con una montagna di capelli d’un colore arancione lievemente trasparente, che controluce mi donava un’immagine che mai più avrei dimenticato né ignorato, con un bel seno e con degli enormi capezzoli. Teodora, che ...
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