Il portafortuna
Data: 14/09/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
... l’altro le premeva i seni e le riempiva la bocca con la lingua. Era il loro desiderio per poterla scorrere dentro per scaldarla, nel momento in cui s’alternavano martellando tra le sue gambe, tra le sue labbra, bagnandola del loro godimento. Lei li sentiva gonfi, intenti e prosperosi nelle sue carni che chiedevano di più. Quando i due furono soddisfatti, la carezzarono distrattamente e scivolarono nel sonno che segue il piacere più intenso e più profondo. Di nuovo lasciò lo scompartimento, desiderando di sedersi solamente per un istante.
Da parecchi anni, lei viveva invero nell’appannamento del piacere altrui, conquistata dall’amuleto e si chiedeva come sarebbe stato poter vivere senza di esso. Bizzarro ed eccentrico, poiché il pensiero non l’aveva mai sfiorata prima, dato che voleva essere lei a esultare trionfando in ultimo dei propri desideri anche per una volta solamente. Il treno si era fermato, perché era un segno, una divagazione d’indipendenza, una parentesi di libertà, in quel momento attraversò la stazione dipinta di fresco con i balconi di legno fioriti, però là non c’era nessuno. Avrebbe dovuto scegliere lei il destinatario o lasciare al destino l’incombenza finale? Sì, forse sarebbe stato meglio, in fondo l’amuleto avrebbe potuto influenzare le sue scelte condizionandole. In quell’attimo lo sfilò dal collo lasciandolo cadere senza neppure guardarlo, camminò in fretta fino a quello che doveva essere il centro della cittadina e si sedette all’interno d’un bar ...
... per radunare le idee. Era quasi sera, perché doveva cenare e trovare una camera, lei adesso si sentiva tranquilla, visto che pensava alle cose pratiche, sorseggiò il caffè e all’istante notò la scritta ‘Zimmer’ all’altro lato della strada, intanto che la luna cresceva già dietro i monti. Avvolta in un accappatoio s’affacciò al balcone per salutare la sua notte di libertà, spazzolandosi i capelli e respirando a pieni polmoni, poi si coricò e con le dita si tastò ancora tra le cosce, avendo ancora l’acqua residua della doccia che indugiava sui petali di carne, al posto di quel piacere estraneo, poi continuò la sua pigra carezza fino a sciogliersi silenziosamente sotto il piumino. Il telefono squillò strappandola dal sonno, in quanto erano le tre del mattino, sollevò il ricevitore e la voce dall’altro capo risuonò approssimativamente angustiata e preoccupata:
‘Sei arrivata?’.
‘Scusi, lei chi è? Chi parla?’.
‘Vengo da te, la solita camera, no?’.
‘Guardi che lei si sbaglia, io non sono mai stata qui’.
Un sospiro dall’altro capo e un silenzio carico d’agitazione, di fermento e di manifesta tensione. Lei non riusciva a capire, eppure la preoccupazione nella voce dello sconosciuto era scomparsa, giacché sentiva soltanto il suo respiro diventare più profondo, sicché interruppe la comunicazione e staccò il telefono pensando ovviamente a un comune errore. Dopo pochi minuti un colpo secco alla porta e la chiave che girava nella serratura, santo cielo e adesso? ...