Piccoli suicidi in pubblico
Data: 17/08/2024,
Categorie:
Esibizionismo
Autore: Nero di Penna, Fonte: EroticiRacconti
“La serata a tema è: suicidatevi per amore, ma davanti a tutti. Niente armi da fuoco o coltelli, niente lacci troppo stretti oltre il necessario: sia chiaro, è solo un gioco. Dovete provare il dolore dell’abbandono e farla finita con il mondo. Ma dovete anche spogliarvi di tutto il vostro vissuto, quindi niente vestiti inutili. E soprattutto, dovete esibirvi: se dovete morire cercate di lasciare di voi un ricordo indelebile mettendo sulla scena il vostro suicidio.”
Detto così sembra facile. E’ una festa privata organizzata in villa, agli invitati non è stato detto niente in anticipo, ma sanno di dover esser pronti a tutto. In fondo si entra in questa specie di società segrete desiderando la sorpresa, la fantasia. Neanche sanno chi è il Magister Eroticus che presiede alla festa. In realtà è una giovane coppia e lo sanno tutti, ma tutti fanno finta di credere nel mistero, è più eccitante. In ogni caso c’è un rituale. Le perversioni richiedono sempre un rituale, ma anche le religioni lo fanno, eppure nessuno avrebbe il coraggio di definirle perverse. E siccome rituale significa anche scena, dunque immaginatela: spettatori seduti in ampio circolo, lume di candele messe qua e là, magari un tamburo che con ritmi e volume diversi scandisce entrate dei personaggi e momenti drammatici. Ma se vi mettono in mezzo dovete partecipare, chiaro? E dovete comunque depositare sul tavolo cellulari e iphone e quant’altro. Per i vestiti fate come volete, ma ricordate che solo chi si spoglia ...
... può partecipare ai giochi di società. Farete da giuria applaudendo o fischiando alla fine di ogni singola esibizione. Che la festa incominci!
• La prima decise di strangolarsi. Assolutamente depressa per essere stata mollata, decise di farla finita davanti a tutti. Uscì dal gruppo e, una volta al centro della stanza, iniziò a spogliarsi. Voleva che la ricordassimo per sempre, quindi lo fece come fosse una spogliarellista di professione. Poi, solenne, strinse attorno al collo il foulard rosso, unico indumento che le era rimasto indosso e che si era prima passato tra le cosce. Si accasciò senza vita con le gambe spalancate verso di noi. Se avesse voluto impiccarsi avrebbe fatto più scena, in un orgasmo finale a un metro da terra, ma non aveva una scala per attaccare la corda al lampadario centrale.
• La seconda scelse il veleno. Non il classico bicchiere pieno di liquido verde, ma una coppa di champagne riempita da una donna velata e vestita di una lunga veste nera. Buona la prima idea, banale la seconda: una bambina scalza e pallida avrebbe fatto il suo effetto, ma la nera signora è roba da santino. Fu fischiata. Non che il pubblico fosse formato da sadici. Semplicemente, era una morte troppo facile: bastano un bicchiere pieno di liquido o una pillola qualsiasi.
• La terza s’iniettò un’overdose. Non ebbe particolarmente successo di pubblico: l’eroina era ormai fuori moda e appena videro la siringa, gli spettatori avevano già capito tutto. Roba da anni ’70 del secolo ...