Il prezzo della sottomissione (parte 7)
Data: 10/08/2024,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Kugher, Fonte: EroticiRacconti
Mentre andavano a casa era evidente l’eccitazione del Padrone.
Lei non sapeva cosa dire e cosa le sarebbe capitato. Era frastornata.
Appena entrati in casa non ebbe dubbi sul fatto che subito si sarebbe dovuta spogliare.
Ormai da mesi, infatti, a casa del Padrone doveva restare sempre nuda, fatta eccezione per l’abito da cameriera quando lui glielo ordinava.
Niccolò la prese per i capelli e la spinse coi seni contro il muro, schiacciandola col suo peso.
Simona aveva modo di capire la sua eccitazione e, questo, le diede modo di eccitarsi, provando sempre piacere quando avvertiva il desiderio di lui.
“Sei stata bravissima e meriti di essere promossa a schiava da frusta”.
Si ritrovò subito il cuore in gola facendole mancare il fiato.
“C...cosa significa schiava da frusta?”
“Stupida, cosa vuoi che significhi, che mi voglio divertire frustandoti”.
“Ma fa male”
“Appunto!”.
Tirandola per i capelli la fece inginocchiare e appoggiare le mani al muro.
Simona sapeva cosa stava per accadere. Aveva paura, molta paura, ma non riusciva ad alzarsi.
Il Padrone, ancora vestito, iniziò a frustarla sulla schiena con uno scudiscio che faceva malissimo.
La colpiva senza regole, a volte aspettando qualche secondo, altre un minuto intero. Erano entrambi terribili. Nel primo caso non aveva ancora assorbito il colpo precedente che già doveva sopportare altro dolore. Il secondo caso era quasi peggio, perché l’attesa la sfibrava e la portava a tremare ...
... mentre cercava di stare ferma aspettando la prossima frustata.
Sembrava che il Padrone non volesse fermarsi mai, nemmeno quando iniziò a piangere e, le sembrò, i colpi aumentarono nella forza.
Era sfinita. Più di una volta si accasciò a terra e strisciò ai suoi piedi supplicandolo di smettere. Mai, pensandoci tempo dopo, lei pensò di andarsene. Voleva solo che finisse, ma non voleva andarsene.
Niccolò era eccitato e, tra le sue lacrime, la possedette sul pavimento, con forza, senza nemmeno pretendere che glielo prendesse in bocca in quanto era già durissimo.
Le godette dentro, spingendo con decisione, affermando il suo potere ad ogni affondo.
Si alzò e la osservò, segnata, piangente e tremante, ai suoi piedi.
Quello era possesso, proprietà di un’altra persona. Quella giovane donna aveva sofferto molto dolore, fino alle lacrime, solo per consentirgli di eccitarsi. Ci era arrivato. Ne aveva intuito il potenziale e i punti deboli sui quali fare leva.
Ora era sua, sua davvero, sua schiava. Da tempo aggiornava i suoi amici sui progressi della giovane donna.
La lasciò lì, a terra, mentre ancora piangeva dal dolore e andò a farsi la doccia.
Mentre si lavava pensò che era stata una bella giornata. Aveva superato due prove. Quella del pomeriggio e della frusta.
Ancora un po’ di tempo e sarebbe stata pronta per essere la schiava di quel ristrettissimo gruppo. L’ennesima, quella del momento.
Arrivata a casa, Simona con orgoglio fece vedere al marito la sua ...