1. RIMORSI


    Data: 01/08/2024, Categorie: Sesso di Gruppo Racconti 69, Racconti Erotici, Etero Autore: suve, Fonte: RaccontiMilu

    ... incontrato Cesare ma… ha cambiato marciapiede per non vedermi. –
    
    – Come sta? –
    
    – benino… insomma. Ho parlato con una mia amica che lavora dove lui fa fisioterapia. Purtroppo ha una cicatrice sulla fronte che porterà tutta la vita, a meno che non si operi, e ha qualcosa all’anca che gli rende difficoltosa la deambulazione. Lui cerca di non farlo ma è spesso costretto ad usare le stampelle per il dolore. Quel che è peggio è l’aspetto psichico: è rimasto segnato: ha spesso sbalzi di umore, ha paura ad uscire di casa. Non è più il Cesare che conoscevamo. Le cure dovrebbero farlo migliorare ma ci vuole tempo. –
    
    – Mio Dio, cosa ho fatto…. –
    
    Sonia, nel parlatorio, lascia cadere le braccia lungo il corpo rimanendo attonita di fronte alle conseguenze di un’azione che ritiene colpa sua.
    
    – No, che c’entri tu? E’ stato quel… figlio di… –
    
    – No, è colpa mia. Se non avessi ceduto… o Mio Dio, come posso fare per farmi perdonare da Valerio e Cesare? –
    
    La madre cerca di convincerla ma il senso di colpa riempie ancora di più Sonia. Scrive ancora, con più frequenza, sempre protestandosi innocente delle accuse mossegli dai due ma chiedendo perdono per aver causato tutto quanto pur senza volerlo. Le ultime lettere vengono rispedite al mittente ed un certo giorno un giovane avvocato si presenta da lei intimandole di non scrivere più, che le sue lettere rievocano in Cesare la sofferenza patita causandogli altro dolore.
    
    E’ un colpo quasi mortale per lei che cade in ...
    ... depressione, smettendo ogni attività fisica, limitandosi a rimanere sul letto, abbracciandosi le ginocchia e fissando il vuoto. Angela si dimostra un’amica preziosa e fedele, prima limitandosi a rimanere seduta accanto a lei, solo stringendole la mano, senza parlare, accudendola nelle più elementari manovre quotidiane come il lavarsi, curare il proprio aspetto e nutrirsi. La notte l’abbraccia stretta e le sussurra parole dolci alle orecchie, e finalmente riesce a scuoterla dal suo torpore grazie ad un intervento esterno.
    
    E’ pomeriggio, le carcerate passeggiano nello spazio tra le mura godendosi il primo tiepido sole primaverile. Angela accompagna Sonia, quasi abulica, tenendola sottobraccio. All’improvviso un gruppo di quattro altre carcerate si fa loro davanti. I volti esprimono aggressività ed una di loro, di forse 50 anni, si fa avanti con tono duro.
    
    – Tu sei quella che ha fatto pestare il figlio. Non sei degna di essere chiamata madre. Devi pagarla, tu e quegli altri due. –
    
    La situazione è tesa ma l’intervento di Angela riesce a placare gli animi poiché è ben conosciuta e benvoluta da tutte o quasi. Le ultime due frasi della donna si scolpiscono a lettere di fuoco nella memoria di Sonia. La notte, lei e Angela sono ancora sul letto, abbracciate. Di colpo Sonia parla:
    
    – Ha ragione, devo pagare… e anche quei due. –
    
    – Cosa? Cosa hai detto? –
    
    – Nulla Angela, ho solo deciso cosa fare ma prima… prima devo ringraziare te. –
    
    – Non c’è bisogno tesoro, farei tutto per te ...
«12...678...37»