1. Giornalista di guerra


    Data: 15/07/2024, Categorie: Sesso di Gruppo Etero Autore: darksideof84, Fonte: RaccontiMilu

    ... dell’albergo pensò!
    
    Aveva dormito di lato, fianco sinistro, piano piano cominciò a muovere le gambe, voleva riprendersi da questa nottata agitata. Mosse le gambe, con le ginocchia che le duolevano, flettendo prima una e poi l’altra gamba, avvertendo fastidi strani. Sbadigliò con la reazione naturale a portare la mano sulla bocca; anche da sola, alcune norme di buona educazione le venivano naturali. Ma la mano non si mosse, non capiva. Provò di nuovo, ma sembrava un corpo senza braccia. Provò ad alzarsi di schiena ed una serie di dolori e situazioni vennero alla luce. Aveva le mani e le braccia legate dietro la schiena, a livello dei polsi e dei gomiti, praticamente addormentate, per questo non ci aveva fatto caso subito.
    
    Una sensazione di terrore si impossessò di lei, improvvisamente le tornò tutto in mente….panico, paura, ansia ed iniziò a dimenarsi da terra. L’ultimo ricordo era di lei che si sentiva debole, con le ginocchia che cedevano ed il mondo che andava sottosopra. Adesso non capiva dove si trovava, non capiva dove l’avevano portata, non capiva perch&egrave l’avevano legata.
    
    Aveva passato tante situazioni di paura in guerra, al seguito dei militari, ma era la prima volta che veniva rapita e che, soprattutto, si trovava sola. Respirò, si fece forza, provò a pensare a tutti gli insegnamenti dati nei corsi militari in queste situazioni. Cercò di non piangere, cercò di far finta che andasse tutto bene, cercò di pensare che presto sarebbero venuti a prenderla. ...
    ... Ma lei non aveva un localizzatore, ma soprattutto non aveva seguito la squadra nel momento dell’assalto. Era un ago in un pagliaio in quella zona di guerra.
    
    Facendo ricorso a tutte le sue abilità di ex atleta di ginnastica, dopo essersi dondolata per terra, riuscì a darsi la spinta per mettersi a sedere, nonostante l’impossibilità di aiutarsi con le braccia. Quello che però era un gesto naturale, il sedersi, per lei si rivelò molto doloroso. Un dolore intenso, una presenza ingombrante, un qualcosa di molto fastidioso le premeva da dietro, nella parte posteriore del suo corpo. Non le impediva di muoversi, ma sicuramente era un qualcosa che le dava tormento, fastidio. Una discreta luce nell’ambiente permetteva di non essere nell’oscurità e le permise di guardarsi e di rimanere stupefatta.
    
    Non indossava più nulla dell’abbigliamento militare del giorno precedente o, comunque, del momento precedente allo svenimento, ad eccezione forse delle calze di spugna che aveva in dotazione. Niente giubbino antiproiettile, niente zaino, niente pantaloni coi tasconi ma, soprattutto, notò proprio l’assenza di un abbigliamento nella parte inferiore del suo corpo. Dopo essersi abituata un minuto a quella luce soffusa ed essersi osservata nei limiti del possibile, sobbalzò quando si vide riflessa in uno specchio posto proprio difronte a lei. Non credeva alle coincidenze o al caso, sapeva che qualcuno le aveva lasciato uno specchio lì per un motivo. Si guardò allo specchio, così seduta com’era ...
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