volevo solo liberarmi
Data: 22/06/2024,
Categorie:
Masturbazione
Prime Esperienze
Trans
Autore: evablu, Fonte: xHamster
Volevo solo essere libera e il garzone del bar fu il primo con cui mi liberai.
Si chiamava Giuseppe, per gli amici Pino, ed era un gran chiacchierone. Però gli facevo simpatia e stavamo spesso insieme. A giocare a carte o a dama. Ci giocavamo sempre qualcosa: se vincevo io, lui mi dava una sigaretta che poi ci andavamo a fumare nel rifugio in montagna. Se vinceva lui, dopo mille discussioni otteneva di palparmi le tette - perché diceva che avevo le tette e forse era vero - o di toccarmi il sedere. Mi piaceva che lui me lo facesse, ma 'dovevo' oppormi. E alla fine comunque, con suo grande scorno, gli dicevo che non mi faceva né caldo né freddo.
Un giorno ero particolarmente allegra e sotto sotto piena di voglia: gli diedi un bacio e poi gli permisi di battermi addirittura a dama. Lo feci consapevolmente, a bella posta, e lui se ne accorse, persi più volte e ridevo come una matta.
- Visto? Sfortunato al gioco, fortunato in amore. Chissà che torture mi farai, adesso...
Gli stavo praticamente dando dei suggerimenti. Ma come mi era scappato?
- Razza di puttanella, ora ti faccio vedere io.
Mi portò sulla sua moto da cross nel rifugio in montagna. La strada era accidentata, piena di sobbalzi. Dovevo tenermi letteralmente avvinghiata a lui per non volare e mi riempii le narici del suo odore, le mani della sua carne soda, muscolosa, e il mio pube ne risentì, eccome.
Cosa mi stava succedendo...? Fumammo una Camel in due, poi forzò il chiavistello e lo seguii ...
... docilmente dentro il rifugio della forestale. Non appena fummo nella buia e intima umidità di quelle quattro mura, senza dire nulla mi si accostò e cominciò a palparmi le tette e io lo lasciai fare; la cosa che mi sorprese di più non fu tanto che glielo avessi permesso, ma che lo lasciassi letteralmente padrone del mio corpo, e veramente a lungo, perché lui lo faceva veramente bene, roteando le mani con un movimento delizioso e stuzzicando i capezzoli fino a farmeli inturgidire e gonfiare.
Io tenevo il capo chino, verso un punto indeterminato del suo corpo, tra il petto e la pancia, perché non osavo guardarlo negli occhi, mentre lui provocatoriamente mi piantava le pupille addosso. Guardando verso il basso vedevo crescere la sua virilità, eccitata dalla mia femminilità, e mi sentivo ormai persa.
Stava succedendo.
Ogni tanto con una mano scendeva e mi palpava il sedere e dopo cinque minuti buoni di silenzio bollente, in cui si sentivano solo i nostri respiri caldi e il movimento delle sue mani che si strusciavano sul tessuto della mia camicia sbottonata e della canotta che portavo di sotto, mi fece girare e mi appoggiò il suo coso gonfio e duro nel solco che divideva le natiche, con grande trasporto, prendendomi per i fianchi e facendomi fare avanti e indietro, lentamente, come se stessimo scopando. Mi lasciò senza fiato, muta, e di nuovo il silenzio rese bollente quell'ambiente umido, maleodorante, mentre il suo respiro si faceva sempre più pesante dietro la mia nuca e io ...